STORIE FARSESCHE: IL TRAGICO QUOTIDIANO
Non sappiamo se sia voluto o involontario il richiamo della prima storia al “Gioco di Gerald” di King, ma di sicuro la prima così come tutte le altre Storie Farsesche – portate in scena dalla Compagnia Laboratorio Amaltea al Teatro di Cestello di Firenze – sembrano pescate a piene mani dalla letteratura, invenzioni da romanzo, humor nero che fa pensare a Roald Dahl e al suo Kiss Kiss che in gergo hollywoodiano significa colpo di scena. Storie pensate, costruite e recitate come frutto di fantasia, con quella volontà di portare nel pubblico un brivido, una inaspettata espressione di stupore.
Ma tra una storia e l’altra, mentre la scena si modifica e gli arredi si cambiano, vengono proiettati frammenti di telegiornale, inventato nella sigla e nella testata, ma non nelle notizie lette dallo speaker. E allora la mente dello spettatore deve fare un rewind e rileggere le storie che sembrano farsa, invenzione scenica, fantasia ma che purtroppo sono tragica e quotidiana realtà, storie macabre incentrate su una continua alternanza tra buoni che castigano i cattivi e viceversa, con uno stile inizialmente lento ma poi sempre più macabro e rapido mano a mano che la narrazione prosegue sino all’inaspettato e sgradevole colpo di scena che rovescia la trama o in un finale esplicito che tuttavia lascia presagire un’incombente disgrazia.
Ottima la regia di Samuel Osman che firma pure il testo come pure da applauso gli attori, Jacopo Biagioni, Mattia Fornabaio, Fabio Rubino e Antonio Timpano in quella che vuole essere la rappresentazione dura e cruda di una natura umana dall’essenza sinistra, malvagia e rancorosa, piccoli uomini vessati dalla miseria e dalle ingiustizie, poveri diavoli alla ricerca di una dignità di vita. Un applauso particolare merita l’incantevole Serena Politi insuperabile nello gestire i ritmi del narrato e Maurizio Pistolesi, superbo interprete dell’umana follia.
Francesco De Masi