“STORIA DI UNA BALENA BIANCA RACCONTATA DA LEI STESSA” DI LUIS SEPULVEDA
Il suono che apre questo libro è dolce come un canto, armonioso come il rapporto tra l’amore e la natura, grintoso come la voce della Balena Bianca che racconta questa storia: “Ho visto l’uomo muoversi sulla superficie del mare sopra quattro fragili pezzi di legno; ci siamo guardati tenendoci a prudente distanza, l’uomo con diffidenza, io con curiosità e stupore per la sua determinazione”. Una favola, diremmo a prima vista, adatta a qualsiasi fascia di lettura.
A sud del mondo, da una conchiglia data in dono da un piccolo lafkenche a un altro bambino si innalza una voce densa di ricordi, saggezza e prospettive. È la voce della balena bianca, il capodoglio color della luna che ha solcato le acque che dividono la costa da un’isola sacra per le persone che appartengono a quel luogo, la Gente del Mare. “Così sono passate le ere, il tempo circolare segnato dal freddo e dal caldo portati dai venti e dalle correnti. Gli uomini impegnati a seguire il loro incerto destino e le balene a solcare la loro dimora salmastra dall’inizio alla fine della vita”. Questa creatura scopre la solitudine, l’estensione immensa degli abissi e svolge con fedeltà un incarico affidatole da un capodoglio più anziano: un incarico enigmatico e importante che proviene da un legame inscindibile tra le balene e la Gente del Mare. Il capodoglio color della luna protegge quel tratto di mare dagli attacchi insidiosi degli uomini che, a bordo delle loro imbarcazioni, affrontano le acque per sottrarre cose di cui non hanno bisogno.
Un punto di vista rovesciato è quello che offre nel libro “STORIA DI UNA BALENA BIANCA RACCONTATA DA LEI STESSA” (Guanda, pp. 128, euro 14) lo scrittore Luis Sepúlveda ai lettori che, da sempre in letteratura, hanno conosciuto solo la versione di una ‘temutissima balena bianca’.
Debora Colangelo