“Storia di un occidentale”, una riflessione che tutti dovremmo ascoltare
Il suono dolce e malinconico di una chitarra, il rumore di un temporale, una voce di donna appena sussurrata, “A fare a gara con i tuoni” è questo il brano con cui il cantautore romano nonché professore di filosofia Federico Antonio Petitto, in arte Moderno, ci consegna le chiavi che aprono le porte del suo mondo, “un mondo che non ha senso così com’è” e ci fa assaporare la prima canzone del suo nuovo album “Storia di un Occidentale” uscito il 27 gennaio 2021 su tutte le piattaforme digitali prodotto da Igor Pardini e Aurelio Rizzuti presso il Cubo Rosso di Roma, con la coproduzione di Valerio Smordoni, Alberto Paone e Tommaso Di Giulio. La copertina del disco è volutamente scritta in cinese, il cantante vuole ironizzare sulla concezione occidentale di imporsi come cultura dominante e di come questa concezione provochi una visione distorta e fallace della realtà.
Moderno sviscera pezzo dopo pezzo la condizione dell’uomo post moderno riprendendo la concezione del filosofo Lyotard e denuncia la nostra epoca che come afferma l’artista stesso è “un’epoca senza grandi ideali di riferimento, nella quale anche le relazioni sociali e sentimentali sono destinate a liquefarsi in mancanza di un solido immaginario comune”. Il cantante ci presenta una società in cui sono crollati i grandi ideali e il sapere ha perso il suo carattere narrativo, una società in cui come direbbe Nietzsche Dio è morto, ma lo fa in tutte le sue canzoni con una melodia mansueta che nasconde un velo di speranza, nonostante sia costante il senso di straniamento, di inconciliabilità nei confronti di questa realtà dalla quale lo stesso cantante cerca di fuggire come fa in “Due søli” “fuggiamo dagli impegni, dalle mode, dalle vittorie simulate”. Moderno non si arrende, combatte, lo fa nel brano “L’ultima canzone dell’umanità”, “combatto in cerca della mia infinità, contro la mia infinita piccolezza” facendo emergere la volontà di cambiare che si scontra con l’impossibilità di farlo, data dalla consapevolezza di un disagio interiore che accomuna tutti noi ma allo stesso tempo ci rende soli. In “S.E.R.E.N.A” questo disagio si esaspera tramutando la solitudine nell’incapacità di comunicare con l’altro, di trovare un ponte comune, “opporrò sempre al tuo ottimismo pendolare il mio nichilismo discreto e non perché io ci creda davvero ma per ricordarmi la distanza tra me e te “. Le relazioni che intraprendiamo diventano liquide, si reggono su amori liquidi, c’è una forte incomprensione anche perché oggi “essere connessi è meno costoso di essere sentimentalmente impegnati” come afferma il sociologo Zygmunt Bauman. Questo album gioca sui contrasti, porta un messaggio forte dal punto di vista del contenuto ma lo maschera stilisticamente con un sound eclettico. Una sorta di rivisitazione cinquanta anni dopo di “Storia di un impiegato” di De André, dove a cambiare sono le forme di “potere” e le forme di “resistenza”.
È un viaggio quello di Moderno, una riflessione acuta e pungente volta a rivelare le nostre fragilità, contro l’individualismo dilagante comprovato dall’inesistenza di un orizzonte comune, una riflessione che tutti dovremmo ascoltare.
Caterina Baldini
Fotografia di Eliana Giaccheri
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