#stageathome – Il San Carlo propone in streaming la Cavalleria Rusticana tra i Sassi di Matera
“Viva il vino spumeggiante/Nel bicchiere scintillante/Come il riso dell’amante/Mite infonde il giubilo! /Viva il vino ch’è sincero, /Che ci allieta ogni pensiero, /E che affoga l’umor nero /Nell’ebbrezza tenera.”
Il Teatro San Carlo di Napoli ha deciso di intrattenere gli italiani in quarantena trasmettendo in streaming su RaiPlay i video di alcune opere delle stagioni trascorse, lanciando l’hashtag #stageathome. Il primo spettacolo diffuso in rete è “Cavalleria Rusticana nei Sassi”, in cui la celebre opera di Pietro Mascagni prende vita tra i Sassi di Matera, in occasione della candidatura del capoluogo della Basilicata a Capitale europea della Cultura 2019. Si tratta di un evento promosso da Fondazione Matera Basilicata 2019 e Teatro San Carlo di Napoli, che ha messo a disposizione l’orchestra e il coro; la regia è di Giorgio Barberio Corsetti, il direttore musicale è Juraj Valčuha e Gea Garatti è il Maestro del Coro.
“Cavalleria Rusticana” stata composta quando Mascagni era ancora uno sconosciuto compositore livornese ed è composta da un unico atto; il libretto è di Giovanni Targioni-Tozzetti e Guido Menasci e la trama è tratta dall’omonima novella del verista Giovanni Verga. La vicenda si svolge in Sicilia il giorno di Pasqua. Turiddu (Roberto Aronica, tenore) è fidanzato con Santuzza (Veronica Simeoni, soprano), ma prima di partire per la guerra era promesso a Lola (Leyla Martinucci, mezzosoprano) che, stanca di attendere il suo ritorno, si è sposata con Alfio (George Gagnidze, baritono). Turiddu e Lola non hanno cessato di frequentarsi clandestinamente, perciò Santuzza, disonorata e ingelosita, informa Alfio della loro relazione. La vendetta sarà tremenda, Turiddu avrà solo il tempo di dire addio a sua madre Lucia (Agostina Smimmero, contralto) e di raccomandarle di prendersi cura di Santuzza.
L’opera è caratterizzata da temi popolari e passionalità accesa, in quanto si affrontano argomenti come il tradimento, la vendetta e la morte. I personaggi dal sangue blu dei capolavori romantici vengono inoltre sostituiti da semplici contadini e carrettieri. Per quanto riguarda il canto, Mascagni ha una passionalità leggermente irruenta e spinge le voci verso il registro acuto, con uno slancio che spesso rasentava il grido; l’artista è amato per la maestria con cui componeva le parti destinate al coro, che compare con elevata frequenza nel corso dell’opera, rappresentando in scena il popolo. Sono presenti, inoltre, degli squarci sinfonici: un musicista al passo coi tempi non poteva, dopo Wagner, non assegnare all’orchestra un ruolo in primo piano, secondo una nuova concezione dell’opera lirica.
La location è estremamente suggestiva: il palco e la pedana su cui recitano i cantanti sono collocati in piazza San Pietro Caveoso e presso la chiesa di Santa Maria di Idris; le riprese trasmettono il fascino di Matera perché comprendono delle spettacolari panoramiche aeree della città di notte. Le scenografie di Massimo Troncanetti sono essenziali in quanto costituite da alcuni tavolini, ma lungo le pareti dei Sassi sono proiettati dei coloratissimi e sgargianti video: disegni di fiori e campi di grano; i primi piani dei cantanti; delle immagini che sintetizzano il significato delle arie, come un camion per il carrettiere Alfio che ritorna dall’amata Lola, mentre il cantante guidava un veicolo immaginario brandendo un semplice volante. L’immagine del profilo di un trattore è stata proiettata sotto un balcone, in modo tale che, mediante un sapiente gioco di luci, un cantante che si affacciava dal terrazzo sembrasse alla guida del mezzo. Dal medesimo terrazzo si affacciavano anche due burattini di grandezza umana mobili. Gli abiti dei cantanti di Francesco Esposito sono moderni e non sembrano costumi di scena. Turiddu è un giovanotto in felpa e giubbotto di pelle marrone, Alfio un uomo del popolo con abiti da lavoro, il coro indossa pantaloni neri e bretelle o, nel caso delle donne, vestiti dai colori neutri, le protagoniste femminili invece indossano abiti da sera: un corto e seducente abito fiorito con scarpe col tacco e per Lola; un vestito lungo più sobrio per Santuzza, con sandali bassi; uno scuro abito nero per Lucia, con una vistosa croce al collo. L’unico elemento caratteristico della società contadina nei costumi delle cantanti sono gli scialli e, per quanto riguarda il coro, alcuni attrezzi da lavoro che sono stati impugnati nella scena iniziale. Vediamo anche alcune suore in processione, vestite di bianco.
Uno spettacolo che celebra l’esuberanza delle serate estive e che diventa un inno a tre regioni del Sud: Sicilia, Campania e Basilicata.
Valeria Vite