“Splendidi reietti”: in attesa del mondo che verrà
Citando testualmente l’enciclopedia Treccani: reiètto part. pass. e agg. [dal lat. reiectus, part. pass. di reicĕre «respingere, rigettare», der. di iacĕre «gettare»], letter. – Respinto, sempre in senso fig., di persona a cui nessuno concede assistenza o considerazione.
“Splendidi reietti” (add editore, 2021, pp. 244, euro 22) si presenta sin dalla copertina per ciò che è, senza fronzoli né veli. Non si tratta però di semplici reietti, sono splendidi reietti quelli che abitano l’opera di Seven. Viene da chiedersi cosa potrebbe esserci di splendido in un reietto, in una creatura sputata fuori dalla società. Se si spera di trovare una quadra a tale incognita si rischia di restare delusi, piuttosto potremmo chiederci cosa c’è di male nell’essere un reietto. Nella traduzione acuta di Martina Caschera emerge l’impegno assiduo di chi vuole portarci in un fumetto cinese senza farci perdere una sola sfumatura. L’impegno è indiscutibile vista l’unicità del segno grafico cinese e riuscire a goderne grazie alla traduzione è una possibilità che ci immerge in un nuovo mondo.
È in una città costiera cinese che incontriamo Tian Fushi, un giovane gay con ambizioni artistiche alla completa ricerca di sé stesso. Uno di noi, semplicemente uno di noi. È così che entriamo nello studentato dove frequenta le lezioni, bagniamo i piedi nelle stesse acque dove gli splendidi reietti si rinfrescano di notte. Tutto diventa tormentato, l’impressione è che il giorno non esista più, solo la notte accompagna il protagonista e le varie comparse, solo luci ghiacciate artificiali e stanze appena illuminate. È disarmante rivedersi in quelle strade, è familiare sentirsi Tian Fushi.
La voglia di andar via è forte, cosa c’è oltre la città? Perché tutti vanno sempre via? Cosa ci resta se restiamo soli? Probabilmente siamo quel che siamo, degli splendidi reietti, dal latino: rigettati. Dovremmo vedere l’alba forse, dovremmo solo attendere l’alba, a volte.
“Il mio cuore sembra una piccola barca di legno. Anche se non vede nulla all’orizzonte, continua ad andare avanti. Chi comanda il mio destino? Si combatte ogni giorno nel mare di persone.”
Le illustrazioni mantengono una costante coerenza, muovendosi unicamente all’interno di un’estetica chiara e ben dettata e rimandano a un’estetica e a un tratto orientale particolarmente distorto. Attraverso linee sottili, chiuse e ben delineate sono racchiuse in ogni vignetta un insieme di colori molto saturi e brillanti, che donano una spinta creativa e emozionante alla lettura. L’aspetto contorto e caricaturale dei volti e delle sagome dei personaggi enfatizza ogni loro movimento e delinea ogni singola e minima caratteristica rilevante, donando loro un’immagine unica e perfettamente distinguibile. La mano di Seven è semplice, morbida e piena, in grado di raccontare qualsiasi superfici, espressione e sagoma senza doversi mai appellare ad un tratto realistico.
Massimiliano Pietroforte