“Sonečka” – Amore e dolore in Marina Cvetaeva
“Sonečka” è il commovente romanzo scritto da Marina Cvetaeva nel 1937, dato nuovamente alle stampe da Adelphi (2019, pp.287, euro 14) a cura di Serena Vitale, con la traduzione di Luciana Montagnani. Il libro, tra i più personali della Cvetaeva, è un omaggio della scrittrice alla sua amata e mai dimenticata Sof’ja Gollidej, per tutti Sonečka.
Le due donne si conobbero nel 1919, in una Russia che a fatica si stava riprendendo dalla appena trascorsa rivoluzione, quando Sonečka era impegnata a teatro ne “Le notti bianche” di Dostoevskij. Capricciosa e sognatrice, Sonečka era acclamata dal pubblico ma nessuno seppe amarla come Marina, per motivi diversi: le donne per la sua bellezza, gli uomini per la sua intelligenza e gli attori per il suo talento o forse, come la Cvetaeva stessa scrisse, per la sua singolarità: per il pericolo che la singolarità costituisce. Il loro rapporto, definito come “un’amicizia frenetica, reciproca deificazione di anime” dalla stessa Marina, è breve ma intenso, destinato a durare neppure un anno, perché per quanto potesse essere vero il loro amore, Sonečka dovette abbandonare Mosca per seguire un uomo, andandosene da Marina, verso il suo destino di donna.
In questo libro c’è tutto: c’è una storia d’amore, c’è il dolore di una nazione intera che a stento cerca di rimettersi in piedi e, c’è il dolore personale di Marina, che da scrittrice famosa dovette assistere al declino della sua famiglia e alla morte di una delle due figlie, affidate durante la rivoluzione a un orfanotrofio, per assicurare loro del cibo. È un grido d’amore Sonečka, è la voglia di ricominciare senza mai dimenticare, è il coraggio di voltarsi indietro per poi di prendere di nuovo la rincorsa, è la forza d’animo che solo alcune donne possiedono e che Marina incarna alla perfezione.
Sara Pizzale