“Solo al sole” è il nuovo disco di l’Albero – La recensione
Lo scorso 13 novembre è uscito per Santeria Records / Audioglobe “Solo al sole”, il nuovo album di Andrea Mastropietro, in arte L’Albero, anticipato dal singolo omonimo. Andrea è stato membro della band The Vickers (voce e chitarra) con cui ha girato a lungo suonando in tutta Europa, prima di creare il progetto l’Albero nel 2015 e intraprendere la carriera solista. Il debutto avviene nel 2016 con l’album “Oltre quello che c’è” seguito dall’EP “Allegria” nel 2019.
Il nuovo lavoro in studio comprende undici brani inediti, tutti composti, arrangiati e prodotti dall’artista, in atmosfere sognanti, arrangiamenti curati e raffinati cosi come i testi.
“Solo al sole” primo singolo e primo brano, un’assonanza quasi antitetica, ma che fonda su questo la sua forza; parte con un riff che rimane presente in tutto il brano e dal quale l’arrangiamento cresce, è un brano luminoso, di rinascita e speranza: “io che mi ritrovo a rinascere, vita nuova dalla cenere”.
“Dalida” è una canzone d’amore briosa nella sonorità, che vuole essere un addio a qualcuno “ciao, amore ciao, eri come Dalia, pura estetica, come in quel festival”, ma soprattutto una spinta ad andare avanti “ogni cosa al posto suo, e verrà un giorno nuovo, un inizio nuovo”.
“Cenere” è un brano bellissimo, variegato nei ritmi e nelle emozioni, che parla di come ogni cosa possa finire e tramutarsi in cenere “quello che vedo è solo cenere, gli amici e le loro facce e i sogni messi da parte” anche se sono solo pensieri: “niente dura lo sai, nemmeno i nostri guai”. Un tocco di classe è dato dall’assolo di sax.
“Quando viene sera” è una ballata dolce e avvolgente, con un pianoforte essenziale e poetici archi, uniti a versi di consapevolezza:“sono come te, e non cspisco i come ed i perché, certi cambiamenti portano lacrime, e a volte io non voglio più esser me”.
“Oh mia diletta!” è una ballata intima, una canzone d’amore dalle venature jazz, in cui si capisce, col senno di poi, quanto sia difficile rompere gli schemi a cui si è abituati: “sapessi quante volte hai avuto ragione tu, sapessi quante volte io non ne ho potuto più, dentro alla sabbia di una vita immobile, la testa fuori”.
“Noia e illuminazione” strumentale con cori all’inizio e alla fine, ha come voce guida iniziale il pianoforte, per poi amalgamarsi con gli altri strumenti, attinendo a ritmi e sonorità latine. La noia del titolo è di sicuro un momento gioviale e che porta alla successiva illuminazione.
“Volo 573” indica un volo che parte per l’oceano, che rappresenta un desiderio grande di evasione in momenti in cui ci si sente fermi e incapaci di fare un passo avanti: “mi trovo e mi perdo, rimango sempre fermo lì, tra dire no e dire sì”.
“Vengo a prenderti” ha una venatura blues, un bellissimo assolo di sax e un bel tiro che trascina; i versi che parlano della voglia di evadere dalla follia del mondo: “ed è così che passo il mio tempo, vengo a prenderti, a casa non reggo oggi no”.
“Tutto ok” ha un focus sul ritmo, complesso, ma molto coinvolgente; vocalmente è un brano diverso, stimolante, che punta, nel testo, alla ricerca della propria strada: “tu puoi provare pure a prendermi, ma la mente mia vola, cosa è che avró mai?”.
“Il mattino ha l’oro in bocca” è un brano strumentale che ha come protagonista il synth e alcuni suoni presenti in natura, in un’atmosfera raccolta che evoca l’arrivo del mattino, piano piano.
“Parlami di te” immerge in un’atmosfera placida e serena e porta uno sviluppo dinamico interessante; percussioni, sax e flauto danno un tocco di classe. Il testo riguarda lo scambio tra due persone, tra due diverse personalità che si vogliono conoscere: “il futuro non l’ho mai vissuto, appartiene solo a chi è sicuro e tu non porti mai le sciarpe e io faccio troppe domande”.
Roberta Usardi
Fotografia di Francesco Marchi
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