“Siamo più spregiudicati e maturi nell’improvvisazione” Intervista all’Amato Jazz Trio
Con una carriera alle spalle che li ha consacrati tra le formazioni jazz più longeve d’Italia e un nuovo disco, “Keep Straight On”, con il quale dimostrano di avere ancora tantissimo da dire, i tre membri dell’Amato Jazz Trio continuano a cavalcare la scena da veri protagonisti. Noi li abbiamo incontrati ed ecco cosa ci hanno detto.
“Keep Straight On” è stato pubblicato da poche settimane. Cosa si trova in questo nuovo disco?
L’elemento che più caratterizza il nostro ultimo disco, almeno in diversi brani, è l’accostamento a richiami pianistici di Tipo europeo-colto: (impressionismo-politonalità) sempre all’interno di una ritmica Jazz Hard Bop. Resta immutabile l’istintivo interplay fra le parti, che è sicuramente il Tratto forte della nostra musica. Non manca chiaramente il mood più Jazzistico, evidente nel Tema di Coleman “HumpthyDumpthy”‘ e in altri brani originali.
Dagli inizi ad oggi, è in qualche modo cambiato il vostro modo di vedere la musica?
Certamente. Se si confrontano i primi lavori degli anni ’80, con le nuove musiche di questo “KeepStraight on”, si notano una maggiore spregiudicatezza e un controllo più maturo della improvvisazione, e della “forma” aperta; una sorta di Free controllato.
Come si svolge di solito il processo creativo di un nuovo brano dell’Amato Jazz Trio?
Ogni nuovo brano scaturisce quasi spontaneamente da un impulso ritmico o armonico-melodico suggerito a turno dal contrabbasso, dalla sola batteria o dal pianoforte; in alcuni brani è un tema già scritto a fornire la base per l’improvvisazione. Il processo creativo è sempre imprevedibile, ed è questo a renderlo unico e personale.
Siete siciliani. Quanto c’è della vostra terra in quello che fate?
I riferimenti musicali che abbiamo studiato e che sono evidenti nella nostra musica non derivano affatto da tradizioni regionali; la storia della musica afroamericana e la bussola che ci ha sempre orientato. Forse essere “isolani” ci ha permesso di guardare con distacco, ma più attentamente alle culture musicali più diverse; dal melodramma alla canzone, dal blues al Jazz d’avanguardia, fino alla musica contemporanea. Tutto assimilato negli anni di formazione.In questo senso “siciliani e universali”.
Negli anni avete collaborato con molti e noti nomi: Tullio De Piscopo, Paolo Fresu, Fabrizio Bosso… potremmo andare avanti, Qualche ricordo particolare legato a queste esperienze?
Sì, quando Alberto, il contrabbassista, dovette all’ultimo momento sostituire Stanley Jordan, bassista del gruppo di Peter Erskin, il quale rimase entusiasta della tecnica e puntualità di Alberto, che quasi a prima vista suonò i brani al concerto. Oppure quella volta che Loris, batterista, fu chiamato a sorpresa dal palco durante una pausa da Joe Lavano perché accompagnasse un blues. Esperienza incredibile, ma a ripensarci non del tutto insolita; Joe Levano ha origini siciliane e in quell’occasione trovandosi al Festival Jazz di Canicattini Bagni (Siracusa) pensò forse di fare un omaggio a un suo conterraneo, invitandolo a suonare insieme. Loris lo ricorda con orgoglio.
Dove e quando suonerete prossimamente?
Abbiamo in programma una serie di concerti in Jazz Club e festival italiani per i mesi estivi. Luoghi e date da concordare al più presto con gli organizzatori. Grazie. Amato Jazz Trio.
Fotografia di Fabio Trametta
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