Si intitola “#Noise” il nuovo album della band romana Les_Idealisti
Les_Idealisti è il nome di una band indie rock, nata a Roma nel 2011 con il nome “Gli Idealisti” da un progetto di Antonio Granatiero. Nel 2018, con il cambio di formazione, la band cambia anche il proprio nome con Les_Idealisti, che vede come componenti Antonio Granatiero (voce, chitarra), Antonio Castigliego (batteria e percussioni), Fabio Caltagirone (basso), Francesco Tomaiuolo (tastiere, fisarmonica, tamorra).
Lo scorso 10 aprile è uscito il video del singolo “Come l’aria che respiro” unitamente al disco “#Noise”, con sonorità che mischiano rock, folk e venature indie in nove tracce. Andiamo a raccontarle più nel dettaglio:
“Amore e conseguenze” ha uno stile folk capace di virare al rock e fare ritorno, con un testo che parla di un amore finito, ma che non manca di ironia (accentuata dal coro).
“Aprile” è una bella e intensa ballata rock, che dice “tu mi ascolterai cogliendo di me il lato che vuoi, mi conserverai intatto come nei pensieri tuoi”.
“Come l’aria che respiro” uscito come singolo, inizia con chitarra e voce per poi accogliere gli altri strumenti, una ballad con un testo fitto, potente e riflessivo (“riesci a capire dai miei sguardi quegli attimi isolati bruciati dal coraggio di chi sfida intransigente la voce, gli sguardi ed i pensieri della gente”), che a metà regala un assolo distorto e una voce che trova pieno sfogo.
“Finché l’amore tornerà” è un rock folk con intro di fiati, che nel ritornello diventa reggae “finché l’amore tornerà da me”.
“Gli idealisti” ha un’atmosfera folk da cantastorie, con fiati e fisarmonica, che vola verso l’indie “ma tu com’eri quando del tu si dava ai desideri, sembra ieri, soltanto ieri bruciavano i pensieri” ma con un finale che si volta al rock.
“Mare mare” è un indie folk spassionato che inizia con chitarra e fisarmonica, a creare l’atmosfera con la voce che canta in dialetto pugliese per poi passare all’italiano.
“Superlove” ha un bel ritmo rock e dei bei giri di chitarra e tastiera, il cantato è veloce e cadenzato “gliel’ho detto mille volte, con le buone e con le storte, non si esce da qualcosa se non hai nemmeno voglia di cambiare”.
“Verticale” è un grintoso rock prog elettronico con un batteria martellante “ma questa rabbia in verticale, sì, la sento che mi assale in verticale, se non c’è dubbio non c’è male”.
“Vino dei desideri”, l’ultimo pezzo, ha un inizio “liturgico”, per poi passare a un rock trascinante con un basso superlativo e gli archi (“Caro vino dei miei desideri, ti prego aiutami”); non manca neanche il ritmo reggae con una parte cantata in dialetto pugliese; gran finale con coro gospel coinvolgente.
Un disco interessante che riesce fondere più stili in modo fluido e con testi elaborati, che rendono le canzoni a metà tra rock e cantautorato folk.
Roberta Usardi
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