“Shakespea Re di Napoli” sbarca al Teatro Franco Parenti di Milano
Al Teatro Franco Parenti fino al 19 gennaio va in scena “Shakespea Re di Napoli” scritto e diretto da Ruggero Cappuccio, che immerge lo spettatore nell’atmosfera e nella lingua napoletana del ‘600 scritta e recitata in versi (settenari e endecasillabi). Uno spettacolo del 1994, che ancora oggi va in scena con grande successo.
È questo l’esempio di un teatro che arriva dritto al punto senza la necessità di capire per forza ogni parola, perché non è solo la bocca a parlare, parla tutto: parlano i corpi, gli oggetti, la melodia della lingua in versi e la musicalità del napoletano, un insieme magnifico che esalta benissimo la storia e la ricchezza che ha lasciato Shakespeare con le sue opere, dai drammi ai sonetti.
In scena due personaggi, Desiderio (Claudio Di Palma) e Zoroastro (Ciro Damiano), legati da una profonda amicizia. Desiderio racconta all’amico, con foga, ciò che lo ha tenuto lontano da Napoli. L’anno prima, durante la notte di Carnevale Desiderio si era presentato alla corte del viceré, che altri non era che William Shakespeare, che con la sua poesia e le sue opere ha trovato in Desiderio terreno fecondo e gli chiede di seguirlo in Inghilterra. Desiderio è diventato il maggior interprete dei personaggi di Shakespeare, ma l’arrivo della peste lo ha costretto a rientrare a Napoli, portando con sé dei ricordi a fare traccia di ciò che ha vissuto. Nel suo baule sono custoditi i fogli con i sonetti composti da Shakespeare, purtroppo rovinati dal viaggio per mare, anche se Desiderio li recita e li ricorda bene, in tutta la loro musicalità e in tutte le loro immagini evocative. Sono dedicati a W. H. e Zoroastro chiede a Desiderio cosa significhino quelle iniziali. Desiderio lo sa: W. sta per “Will”, un modo per tradurre la parola “desiderio” e H. sta per “Heart”, ovvero “cuore”, il cuore del desiderio o il desiderio del cuore. Oltre alle lettere, Desiderio ha portato con sé anche un quadro che lo raffigurava, ma che, come i sonetti, è andato a perdere la parte più importante, il contenuto, forse come una sorta di allegoria, di visione, un sogno frutto dell’immaginazione di Desiderio.
In scena due bravissimi attori, guidati dalla regia di Cappuccio che esalta in pieno il testo e le capacità comunicative in una lingua quasi sempre incomprensibile, ma bellissima e poetica. Uno spettacolo dinamico, forte e incisivo, impreziosito dalle bellissime musiche di Paolo Vivaldi e i costumi di Carlo Poggioli. Una piena esaltazione del teatro.
Roberta Usardi