“Sete” – La “passione” di Amélie Nothomb
“Dopo questo, Gesù, sapendo che ogni cosa era stata ormai compiuta, disse per adempiere la Scrittura: Ho sete.“ – dal Vangelo secondo Giovanni
Amélie Nothomb con “Sete” (Voland, Collana Amazzoni, pp. 109, euro 16) scrive i pensieri di Cristo fatto uomo, prima della sua morte sulla croce. È proprio lui, uomo come noi, a trasformare ciò che vede in parole che scorrono come un fiume in piena, analizzando in tutte le sue sfumature l’animo umano, a cominciare dall’ingratitudine. Tutti gli voltano le spalle, senza curarsi delle conseguenze, mentre “sapevano tutti che sarei stato condannato a morte”, forse umiliare il prossimo, placa i loro animi e accresce il loro ego. Ma chi sono questi altri? Siamo tutti noi. E chi è Cristo? È sempre e solo ognuno di noi.
Perché è in noi che crescono la rabbia e il disprezzo, siamo noi a provare la più profonda paura davanti alla morte e a tutto ciò che ci è sconosciuto: una perenne crocifissione. Ma ancora, è in noi l’ironia, l’ubriachezza, la sottigliezza del corpo e la passione:
“Non lo ripeterò mai abbastanza: avere un corpo è quanto di più bello possa mai capitare”
E siamo sempre noi a coltivare l’amore, attraverso le figure di bellezza, come la Maddalena. Lì inginocchiata, pronta ad placare la sete più terribile. Quella sensazione di appagamento senza nome, che ci avvicina a Dio.
Marianna Zito