Sergio Olivotti e “La seconda arca”
Proviamo a chiudere gli occhi un attimo… e con un sorriso sulle labbra, appena accennato, immaginiamo di vedere una fila disordinata, di animali, insetti e pesci che procede in direzione di un’arca, “La seconda arca” di Sergio Olivotti (Lavieri edizioni, 2018, pp. 72, euro 13,90). La seconda arca, non è conosciuta come la prima, quella di Noè: a costruirla fu suo cugino Bartolomeo, era lunga 180 bisonti e alta 4 giraffe, con una stazza pari a 320 ippopotami obesi, con 4 sale ristorante per erbivori-vegetariani, 4 sale ristorante per carnivori, tapis roulant e tavoli da ping pong per mantenersi in esercizio durante la traversata. Tutte le specie godono dei confort dell’imbarcazione ma si scontrano con le difficoltà della convivenza in spazi poco ampi, al punto che Bartolomeo è costretto ad attaccare un’appendice su cui alloggiano gli animali più “carnivori”, accusati di aver ridotto il numero dei conigli presenti.
Olivotti unisce all’ironia e al divertimento trasmesso dal suo stile di scrittura beffardo, tecniche di disegno straordinarie, attraverso la raffigurazione dei suoi animali a china, colorati ad acquerello. Gli stessi nomi degli animali indicano le loro funzionalità, come per esempio la Mucca Shakerata, che non sta mai ferma e dunque produce burro (e non latte!), il famoso pinguino di Copacabana, gli inseparabili Superciop e Microcip, l’insetto Stecco Rabdomante…
Tutte queste specie, sono però estinte, sconosciute al genere umano, e dunque sarà il finale a chiarire ciò che la ragione del lettore ha percepito sin dalle prime pagine del libro.
Marisa Padula