“Senza domani” – Il romanzo di Alessandro Brunelli e Bruno Ferriani
“Senza domani” (Pendragon, Bologna 2020, pp. 302, euro 16), il romanzo di Alessandro Brunelli e Bruno Ferriani è ambientato nei giorni che seguono la battaglia di Gavinana (1530) e la tragica morte di Francesco Ferrucci per mano di Fabrizio Maramaldo.
Fanno da sfondo alla vicenda le sorti della Repubblica fiorentina dal 1527 al 1530, e lo scontro fra i sostenitori di Carlo V e di Clemente VII (che caldeggiava il ritorno dei Medici), e quelli di Francesco I. Si distinguono in questi due partiti i protagonisti principali del romanzo: Rodolfo del Falco, amico e compagno di Francesco Ferrucci, ferito ma scampato miracolosamente alla morte e rifugiato in Francia sotto la protezione di Francesco I; e Ezechiele Milo Fornasari, il cosiddetto Duca Nero, il despota di Bologna legato a Carlo V e protettore di Maramaldo. Nemico personale di Rodolfo del Falco, a cui attribuisce la responsabilità del fallito attentato durante l’incoronazione di Carlo V a Bologna (1530), Fornasari scatena alla sua ricerca una banda di marrani, rimasti senza lavoro dopo la morte del Principe d’Orange sotto le mura di Firenze. Nel frattempo Rodolfo del Falco, coadiuvato dai compagni di baldorie Pietro l’Aretino e Benvenuto Cellini, lavora per il Re di Francia, e dietro suo incarico espugna e riconsegna nelle mani di Francesco I il castello d’If, al centro del Golfo di Marsiglia, occupato dai corsari barbareschi. Qui, dopo una dura lotta, incontra Roxane, la figlia del capo dei pirati che si innamora di lui e diventerà sua sposa. Ma avuta notizia della tragica sorte del suo amico fraterno Deimos, che per favorire la sua fuga ha rischiato la vita, ed è stato imprigionato e torturato dal Duca Nero, parte per Bologna, e dopo una serie di rocambolesche avventure e colpi di scena riesce a liberare l’amico e a consegnare il Duca al Senato bolognese perché ne faccia giustizia.
Scritto con mano sicura e notevole mestiere da Brunelli e Ferriani, il romanzo si legge non senza godimento. Ai due protagonisti si affiancano via via figure illustri. Oltre all’Aretino e a Cellini, incontriamo un Francesco I che gioca e vince il dantesco gioco della zara, Rabelais, Alessandro dei Medici, Paracelso, e altre figure più note e meno note della storia e della cultura del ‘500. Ci si sofferma volentieri sulle ricette culinarie dell’epoca e sui vini, oltre che sulle armi e le armature, non senza dovizia di particolari e gusto del dettaglio. Detto questo, bisogna riconoscere che la qualifica di romanzo storico è troppo ambiziosa. Il modello di questo romanzo vintage di cappa e spada non è Manzoni, quanto autori come Dumas o Salgari. In effetti, da questo libro si potrebbe stralciare il soggetto di un film, e non a caso ognuno dei ventotto capitoli del romanzo porta il titolo di un film di successo, e in appendice è riportata la lista delle frasi riprese da ciascuno di essi e utilizzate nel romanzo. Sicuramente se ne potrebbero ricavare due ore di godimento e divertimento per lo spettatore, oltre alla riattivazione del ricordo di un tempo passato, in cui le vicende di alcune città facevano dell’Italia, se non l’ombelico del mondo, sicuramente l’ombelico d’Europa.
Luciano Albanese