“Senza campo” – Le storie di Garry Disher
La polvere del deserto australiano rende arida la bocca e fa strizzare gli occhi. La siccità, nel Sud dell’Australia, ha seccato la vegetazione, e quella cicca di sigaretta gettata con noncuranza dal finestrino dell’auto da uno dei due killer, procura un vasto incendio che li farà vittime loro stessi. Si chiude così il bellissimo primo capitolo del romanzo, in cui le efferatezze dei due killer a pagamento introducono temi e situazioni che segnano l’intera storia.
“Senza campo” (pp. 352, euro 18) di Garry Disher, è il suo secondo romanzo pubblicato in Italia, anche questa volta da Marcos y Marcos, così come il primo “L’uomo Dragon” (2005) e, anche in questa avventura, si raccontano le indagini dei detective Hal Challis, Ellen Destry e Pam Murphy. L’ambiente e il periodo sono gli stessi de “L’uomo Dragon”: prima di Natale, col caldo soffocante, un territorio devastato dal sole cocente e dalla diffusione della metamfetamina. “Negli ultimi tre anni c’è stato un aumento del centosessantacinque per cento delle condanne legate al consumo di metamfetamine. In molte zone di provincia, dietro al novanta per cento degli arresti per droga c’è la meth. Circa la metà dei casi di violenza domestica registrati negli ultimi anni sono dovuti all’abuso di meth. E le morti in cui le metamfetamine hanno svolto un ruolo – accidentale o intenzionale – sono triplicate”, afferma il sergente Coolidge alla platea della squadra antidroga.
La narrazione dello scrittore australiano procede per eventi ma, a differenza di una certa scuola letteraria americana, non eccede in brutalità fini a ste stesse e nel grottesco (sempre pensando al primo capitolo, i due killer inefficienti non vengono però mai descritti con toni da burla, ne viene invece evidenziata la secchezza delle azioni), ma si dipana con lentezza e linearità. E la linearità e la chiarezza sono i due elementi che rendono spedita la lettura di questo romanzo. La trama, infatti, si sbroglia in più strade: dall’indagine che segue lo spaccio della meth, quella che si occupa di uno stupratore seriale che aspetta in casa le vittime, ne abusa e poi le “coccola”, e ovviamente la morte dei due killer.
Ogni storia si intreccia, a volte con difficoltà, ma quando si arriva al termine tutto è al posto giusto. La maglia finale si mostra come un deprimente ritratto di una regione in preda alla povertà economica e morale, individui che sono facile preda della dipendenza da droghe, mamme che vendono le figlie per pagare gli spacciatori, solitudine e sfiducia nel prossimo e nelle autorità. La provincia, in fondo, è uguale dappertutto, e la droga miete vittime in chiunque ne venga a contatto. Così come il sole brucia la pelle e il fuoco e il fumo degli incendi soffocano ogni speranza nel futuro dei buoni e dei cattivi.
Giovanni Canadè