Sei domande alla band milanese Hostile dopo l’uscita dell’album omonimo
Dopo l’ascolto dell’album di esordio, omonimo, della band Hostile (qui la recensione), abbiamo avuto modo di fare qualche domanda al duo composto da Vittorio Saginario (voce, chitarra e synth) e Giancarlo Belgiorno (basso, chitarra e synth).
R.U.: Da dove nasce il nome della band? Di primo impatto ho pensato fosse un nome inglese (hostile in inglese vuol dire “ostile”), ma ascoltando il brano omonimo, ho capito che è solo la versione senza spazi di “Ho stile”, quindi un nome italianissimo.
In realtà volevamo proprio giocare con il senso delle parole e mettere nel nome della band qualcosa che rappresentasse un po’ quello che crediamo sia l’attitudine della nostra musica: una venatura “dark” e introspettiva e la ricerca di una certa “eleganza” del suono.
R.U.: Autoprodurre un disco non è semplice ed è un lavoro molto meticoloso, come mai questa scelta? Come vedete il mercato discografico di oggi?
L’autoproduzione è stata una scelta abbastanza naturale per noi. Non volevamo un’etichetta alle spalle così da poter lavorare sui nostri pezzi in totale libertà e senza alcun tipo di pressione; allo stesso tempo, non volevamo rinunciare alla qualità e alla ricerca dei suoni migliori per quello che avevamo in mente. Tutto questo non avremmo potuto farlo senza il supporto di Davide Ferrario (Frigo Studio, Milano) che è intervenuto sia negli arrangiamenti sia nella scelta dei suoni. Possiamo dire che, se il disco “suona” bene, il merito sia tutto suo. Grazie ancora Davide! Il mercato discografico? Esiste ancora?! Diciamo che a noi interessa ben poco e che ci piace fare musica con e per passione, come forma personale di esigenza ed urgenza espressiva.
R.U.: Come sono nate le canzoni di questo primo album? E l’idea di immergervi nella musica elettronica coinvolgendo Davide Ferrario?
Le nostre canzoni nascono in una dimensione molto intima e personale; sono l’espressione di stati d’animo e suggestioni inizialmente appena accennati che prendono man mano forma e si strutturano gradualmente verso una forma riconoscibile come canzone. In genere si parte da un giro di accordi improvvisato sulla chitarra o tirato fuori da un synth di garage band sull’iPhone; ma anche il rumore del traffico e il rumore della metropolitana in partenza; il brusio di gente che parla in un bar o il vociare di bambini che giocano in un parchetto. Tutto ciò che è suono ci suggestiona ed impressiona e a noi, per fortuna, basta avere le antenne ben tese. Ovviamente è anche la musica che ascoltiamo ad agire a livello molto profondo su quelle che poi saranno le nostre idee. Davide Ferrario, oltre ad essere un musicista, un dj ed un producer di classe, è anche un nostro caro amico. La nostra fascinazione per l’elettronica rischiava di rimanere per lo più a livello di idea liminale. Con Davide siamo riusciti invece a tirare fuori concretamente e a raffinare quei suoni elettronici di synth e drumming che altrimenti sarebbero stati troppo grossolani e invasivi.
R.U.: C’è una canzone in particolare a cui siete particolarmente legati? In particolare a me ha colpito molto “Desdemona”, ha un ritornello che mi ritorna spesso in mente anche a distanza di giorni…
“Desdemona” è un umile omaggio alla espressività e all’enfasi del sentimento amoroso che trova la sua massima espressione nella grande musica operistica italiana. Volendo parlare di sentimenti senza tempo e viscerali, totalizzanti e strazianti come l’amore e il tradimento era inevitabile la scelta di una cifra stilistica melodrammatica e più melodica ispirata a Verdi. Con i nostri mezzi, nel nostro tempo storico e i nostri strumenti. I nostri pezzi preferiti? “Ex Machina” perché troviamo che sia forse il pezzo più evocativo e cinematografico del disco in quanto è ispirato proprio dal film omonimo di Garland e sicuramente “Weird Architecture” perché crediamo sia un brano che sintetizza meglio i tanti aspetti del nostro modo di intendere ed esprimere le nostre suggestioni musicali e di vita quotidiana.
R.U.: Avete degli artisti di riferimento che vi hanno ispirato durante il processo creativo dell’album?
Non possiamo dire di aver avuto artisti di riferimento ben precisi nella scrittura dell’album. Ascoltiamo tanta musica e siamo molto selettivi nelle scelte ma non sapremmo riconoscere artisti ai quali ci siamo ispirati direttamente.
R.U.: Quali sono i vostri progetti futuri (post coronavirus….)?
Suonare dal vivo la nostra musica sarà la prima cosa che faremo appena questa crisi sanitaria sarà terminata. Noi non vediamo l’ora!
Grazie mille agli Hostile, anche noi non vediamo l’ora di ascoltarli dal vivo!
Roberta Usardi