“SE QUESTO È UN UOMO” AL TEATRO GHIONE DI ROMA
“Ogni straniero è nemico: quando questo dogma si fa sillogismo nasce il lager”
Alcune delle pagine più belle dell’opera di Primo Levi “Se questo è un uomo” sono riproposte sulla scena del Teatro Ghione di Roma, dal 5 al 10 marzo in un reading curato da Daniele Salvo. A interpretarle sono le quattro voci, profonde ed empatiche, dello stesso Daniele Salvo, Martino Duane, Patrizio Cigliano, Simone Ciampi.
La narrazione autobiografica dell’autore ripercorre con rigorosa coerenza la logica dei campi di sterminio, disumana e disumanizzante, in quanto volta a degradare i prigionieri, fino a far perdere loro qualsiasi parvenza di dignità. Lo stato raggiunto è tale che, mai visto prima, non può essere definito a parole. In questa macabra ineffabilità, mancano espressioni per delineare tali atrocità
Singolare, tuttavia, è il punto di vista scelto: un focus interno, guardare il dramma della deportazione con gli occhi di un prigioniero. Egli non sa ancora ciò che lo aspetta; a tratti può illudersi, non vedendo, o scegliendo di non vedere, l’orrore del destino che lo attende. La selezione proposta ripercorre fedelmente l’originale partizione in capitoli dell’opera. La scenografia, su cui si distinguono valige, scarpe e indumenti abbandonati nella neve, è completata da proiezioni di foto e video di materiali d’archivio. Le musiche, ora in modo assonante, ora in modo stridente, esaltano il drammatico potere evocativo delle parole e delle immagini. Particolarmente apprezzabile, poi, il riferimento al XXVI canto della Divina Commedia (Inferno), in cui Dante incontra Ulisse, uomo per antonomasia. L’entusiasmo per questa reminiscenza letteraria stride con il lugubre contesto di morte circostante, ma ben rappresenta un disperato anelito vitale, il brusco risveglio di un uomo, uno dei tanti schiacciato e prostrato dall’inumana atrocità nazista.
Lorenzo Sardone