“Scrivi sempre a mezzanotte” – Quel peccato in più di Virgina Woolf e Vita Sackville-West
Virgina Woolf e Vita Sackville-West si amano. Ed è attraverso lettere d’amore e desiderio che si scambiano, infiammano le loro passioni, sempre più fuori controllo. In “Scrivi sempre a mezzanotte” (Donzelli Editore, pp. 302, euro 24) a cura di Elena Munafò, con un saggio di Nadia Fusini, tutto appare chiaro, per loro, e per noi lettori che in modo voyeuristico ci appassioniamo, facendoci il dono del senso vertiginoso di perdita.
La perdita in amore però stravolge il suo senso d’origine, è come su di un dirupo lanciarsi in aria abbandonando il contatto tra terra e piedi. La perdita dell’equilibrio stabile regala il volo di una possibilità non più sperata. Virginia e Vita sono come quei due papaveri gialli che tra le nevi perenni, sfidano il ghiaccio. Certo è che il primo stadio dell’intimità è la sofferenza, la stessa che per essere capita va provata intensamente; d’altronde si tratta solo di aggiungere un peccato in più alla lista dell’esistenza! Ogni parola scritta tra le due scrittrici è una briciola da succhiare, gustare, assaporare. Non si può fagocitare con brutalità bulimica un sapore. Sapore conosciuto ma non del tutto digerito, sapore apprezzato male ma che lascia un trionfo in bocca che vuoi provare ancora, e poi ancora. Lo stile per Virginia Woolf è una cosa molto semplice; è ritmo. Come fare l’amore respirando su un dolore che ti rende inerme. “Scrivi sempre a mezzanotte” con grazia poetica toglie la polvere su tutte le paure. Sono questi carteggi intimi che attraversano tutti gli stati d’animo che due creature si sono scambiate per annullare le distanze, superare i terribili momenti di una salute cagionevole, con rabbia, a volte, e poi ancora con pathos ardente, di quell’amore che confonde e al contempo tanto attrae. Intimi, non pensati per la pubblicazione.
Ci si accorge, leggendo, e un po’ anche sognando, che erano molteplici le identità che prendevano possesso di questi due corpi femminei dall’animo irrequieto. Virilità e bellezza verginale è la nobile e selvaggia Vita per Virginia. Senza la sua Vita, Virginia “sente una mancanza di stimoli, di giorni sottolineati”. I toni sono allusivi, informali, intimi, in questo mondo gravido d’estasi che si palesa alle due donne che insopportabilmente s’amano. Amano, vivono, creano. Per Virginia il “momento dell’essere” è quando dietro uno strappo si rivela la realtà che sorprende al punto tale da far sentire impreparati. A mezzanotte, sì, a mezzanotte c’è il perfetto silenzio che doma i torrenti e accompagna il fruscio delle inquiete foglie che in qualche parte del mondo fanno la loro rivoluzione. È questa un’opera che fa da raccordo tra ciò che era un tempo l’amore e ciò che ancora è. Eterno.
Veronica Meddi