“Scrivere è un dare forma al desiderio. Conversazione con Pierre Bras” di Annie Ernaux
Una riflessione sulla letteratura e sul legame tra la scrittura e l’esistenza è il risultato dello scambio tra il Pierre Bras e la scrittrice francese Annie Ernaux, che condivide da sempre l’intimo delle sue vicende, attribuendo un valore universale agli eventi del passato, ritessuto attingendo da quella memoria schiva e fugace che ha pace solo nella forma della scrittura, e che solo attraverso di essa è in grado di oltrepassare il confine dell’indicibile.
Nasce cosi “Scrivere è un dare forma al desiderio” (Castelvecchi, 2020, pp. 44, euro 7,50, traduzione di Annalisa Comes), partendo da una riflessione sugli scritti sociologici di Pierre Bourdieu che hanno influenzato e influenzano la poetica autobiografica di Annie Ernaux che diventa, in tal modo, un mezzo attraverso cui la sociologia si espande, smontando il concetto di “letterario puro” che si immerge non solo nei rapporti sociali ma anche nel contatto con la Storia. Ma il dramma vero e proprio si verifica quando ci si distanzia totalmente dal processo letterario per prendere in considerazione solo quegli aspetti sociologici, economici o antropologici di un’opera, atti a permettere la descrizione del reale. Ed è qui che avviene il distacco: la letteratura, al contrario di una disciplina come la sociologia, può – da sola – dare forma a un desiderio, può attraversare e “andare oltre, scrivendo”, ponendo ognuno al proprio posto nel reale e utilizzando elementi a essa esclusivi, quali il tempo, l’amore o la morte. Ma ci sono dei limiti più pratici, ad esempio quanto il potere economico e la politica possono influenzare la letteratura e in generale la cultura?
La conversazione tra Annie Ernaux e Pierre Bras parte dalle più ampie sfere sociali, per raggiungere pensieri più intimi e delicati, senza mai tralasciare quelle riflessioni, profonde ma non sempre lineari, stato reale del mondo in cui viviamo.
Marianna Zito