“Sciarra chitarra musica battaglia” è il nuovo disco di Franco e la Repubblica dei Mostri
Franco e la Repubblica di mostri torna con il nuovo album, uscito lo scorso 28 febbraio, “Sciarra chitarra musica battaglia” prodotto da Giuliano Dottori; si tratta del secondo lavoro in studio dopo l’album omonimo uscito nel 2016.
Interessante già il titolo: “Sciarra chitarra musica battaglia” è una filastrocca palermitana che i bambini cantano per dichiarare la fine di un’amicizia e di rotture parla questo album, ma anche d’amore. La band è formata da Adriano Aricò (voce, chitarra, ukulele), Marina Mussapi (violoncello), Paolo Perego (basso, pianoforte), Francesco Provenzano (batteria).
Il disco si compone di dieci brani inediti e intensi, la presenza di un violoncello dà un tocco prezioso e raffinato a ogni canzone, esaltando la carica del messaggio. Passiamo all’impatto canzone per canzone.
“Questione di anticorpi” ha uno stile folk che inizia con le chitarre e si arricchisce delle note acute dell’ukulele: “Milano da bere, Palermo che spera, tra Porta Romana e la cronaca nera, poveri cuori, come due pesi morti che cambieranno pelle, questione di anticorpi”. Una canzone di stampo cantautorale che porta un messaggio positivo, perché “poi tutto diventerà chiaro in una notte buia se non hai paura”.
“Livido blu” è il singolo uscito il 14 febbraio che ha anticipato l’album, ha uno stampo più pop rispetto alle altre canzoni, con una melodia esaltata dal cantato intenso e da un testo molto realista che nel ritornello dice “e il tempo che brucia d’amore e disastri, spariamoci un selfie all’ombra degli ecomostri” per poi continuare con un verso ripetuto più volte come una sorta di slogan “Boia chi molla, c’è un’Italia che stira e una camicia nera” formula che viene ripetuta anche verso la fine del brano però con il titolo dell’album “sciarra chitarra musica battaglia”.
“Come nel ‘93” è un brano un lento con un arpeggio di chitarra in sottofondo, in cui la voce spicca forte e chiara, struggente, trovando pacatezza solamente nei versi finali “con la testa per aria, i piedi per terra, amore domani vinciamo la guerra”.
“Grigio fumo”: è una ballata dallo stile folk, cantata visceralmente e con un testo che porta a pensare alle conseguenze sulle persone causate dalle armi nucleari, con un ritornello che dice “esplode la città, va tutto bene, come un’emorragia dentro le vene, io non ci sono più e non ci sei più tu”.
“Prima del naufragio”: un ritmo lento e cupo con atmosfera western con tanto di fischiettio all’inizio. Versi pungenti e canto che alterna momenti di quiete ad altri in cui la voce assume un’articolazione rabbiosa “se respiro il mare sento le sirene che chiamano”.
“Mare profondo” è un brano forte che trova nel ritornello la sua definizione cruda, di quello che il mare può essere e come può trasformarsi: “mare profondo e mare aperto, mare disperato e maledetto, è solo un altro carico di vite, è come dinamite”.
“Come eravamo”: un inizio arpeggiato che poi si trasforma in ritmo incessante; il testo fitto e serrato: “la gente si muove, chissà dove va, se li mangia la nebbia che li digerirà in centro città”.
“Polvere”: un ritmo di marcia per una canzone d’amore folk poetica: “posiamoci per terra nudi sul pavimento, come polvere, lasciamoci muovere da un colpo di vento come polvere, soltanto polvere, io e te, solo due molecole”.
“Giuda degli inferi” un inizio con chitarra e violoncello per creare l’atmosfera, malinconica, sulla quale poi la voce entrerà ruggente; testo profondo, tra cui troviamo il verso “le mie vene sono rami senza frutti per domani”.
“Due vandali”: una breve canzone d’amore con un ritmo alto “vorrei bruciare i tuoi occhi di seppia e le tue lentiggini, che siamo due cuori inquinati siamo due vandali io e te”.
Un disco emotivamente prorompente, una voce graffiante e incisiva nell’interpretazione e arrangiamenti di ottima fattura.
Roberta Usardi
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