“Sciarada”, il romanzo a quattro mani di Orlando Del Don e Annalina Molteni – Intervista agli autori
Oliver McQueen è uno psichiatra di origine irlandese che lavora in una clinica in Svizzera. Un giorno trova sulla sua scrivania una busta che contiene svariate lettere. Il mittente, che si firma O. Lazzaro, chiede a Oliver di formulare la diagnosi psichiatrica sulla donna che le ha scritte. Di lei non si conosce l’identità, e Oliver, che accetta l’incarico, inventa un nome per lei. D’ora in avanti, la “paziente” si chiamerà Dora. Il dottor McQueen si tuffa a capofitto in questo caso, e lo vive un po’ come un gioco, la “sciarada” del titolo. Ciò che non sa è che attraverso gli scritti di Dora emergeranno anche dei ricordi legati all’Irlanda, ed in particolare al cottage isolato, battezzato Paradise Lost, in cui da bambino trascorreva le vacanze con il padre e il fratello, prima che un evento ribaltasse completamente la sua vita.
Quanto sopra è solo un breve accenno all’intrigante trama di “Sciarada” (Morellini editore, 2022, Collana Varianti, pp. 192, euro 15,90) romanzo scritto a quattro mani da Orlando Del Don, psichiatra e psicanalista, e Annalina Molteni, scrittrice. Abbiamo fatto qualche domanda agli autori per saperne di più.
Innanzitutto, come vi siete conosciuti e cosa vi ha portato a lavorare insieme a questo romanzo?
Conosco la scrittrice Annalina Molteni da diversi anni. Il nostro sodalizio editoriale e letterario è stato favorito dal comune interesse per la musica e, soprattutto, per il fatto che siamo entrambi affascinati dagli enigmi dei “Labirinti della mente” con il loro enorme potenziale ancora inesplorato, i loro segreti e i destini che vi albergano, apparentemente imperscrutabili.
Come avete scelto la trama e in quanto tempo è nato “Sciarada”?
“Sciarada” è nato da una storia vera, quella di un internato che abbiamo scoperto due anni orsono nei polverosi archivi di un ex manicomio e che in un primo momento volevano pubblicare in forma di saggio ma che, rapidamente, abbiamo adattato e trasformato in romanzo poiché desiderosi di far conoscere questa storia eccezionale e favolosa ad un pubblico ben più ampio.
Il protagonista è Oliver McQueen, uno psichiatra di origine irlandese che vive e lavora in Svizzera. Nel romanzo rivivrà i ricordi di infanzia nella sua terra d’origine. Quale peso hanno le proprie radici e in particolare il periodo dell’infanzia nella vita di una persona? Sono stati gli eventi traumatici che hanno travolto Oliver da bambino a renderlo, da adulto, un uomo chiuso e solitario?
La storia famigliare e i vissuti traumatici dell’infanzia di Oliver hanno avuto un sicuro peso nel temprare il suo carattere e nel forgiare la sua complessa personalità. Ciò però non spiega ancora tutto, anzi! L’incontro/scontro di questa personalità e carattere con una Verità soggettiva indicibile custodita nei labirinti della sua mente analitica, unitamente alle conoscenze accumulate in anni di studi e ricerche scientifiche che Oliver (e prima di lui suo padre ) hanno condotto, beh, tutto ciò rivestirà un ruolo cruciale nel definire il destino del protagonista (peraltro ancora aperto) e la trama della storia stessa.
Le figure femminili del romanzo sono misteriose e affascinanti. A partire da Dora, che definisce la follia come sorella minore della poesia. C’è qualcosa di vero nel legame poesia – follia?
Noi siamo un ininterrotto colloquio, siamo un linguaggio e, al contempo, siamo nel linguaggio. La follia è nel linguaggio, è parte di noi, è sempre in noi, e il mistero/fascino delle figure femminili del romanzo rappresenta il complemento speculare, l’ Alter Ego, la poesia che ci consente di conoscere ed essere. Hölderlin ci insegna a guardare alla follia come un’esperienza che nasce dalla sensibilità e dall’ascolto della parola e delle verità Altre, ma soprattutto che saggezza e follia sconfinano l’una nell’altra e che la follia è la sorella infelice della poesia. Perché è solo la poesia che ci permetterà sempre e ancora di cogliere e curare il senso ultimo della follia… per chi lo desidera, lo vorrà e perseguirà questo obiettivo con tenacia e determinazione inesauste.
Nel romanzo ci sono riferimenti a due opere letterarie in particolare. Una è “Paradise Lost”, poema epico di John Milton e nome del cottage di Oliver in Irlanda; l’altra è “Il castello dei destini incrociati” di Italo Calvino, incentrato sui tarocchi, a cui si riferisce Dora nelle sue lettere. Queste opere letterarie hanno un significato specifico per voi?
Nel castello dove arriva il viandante di Calvino ognuno degli ospiti ha una sua storia da raccontare, ma siccome nessuno di loro ha la possibilità di parlare, vengono usati i tarocchi, nel cui incrocio ognuno risolve la propria incapacità a comunicare. Il nesso con la condizione di “impasse” di Dora appare significativo. Paradise Lost è la cacciata dall’Eden. Anche qui sembra intuitivo il nesso con il drammatico allontanamento di Oliver dal Donegal.
In una fotografia, Dora viene paragonata alla Norma di Bellini e all’aria “Casta Diva”. Pensando a Oliver, quale musica / quali musiche scegliereste a fare da sottofondo alla sua storia?
Musica irlandese eseguita con il fidle (che viene già citata a proposito dei gusti musicali di Oliver), ma anche Celtic rock.
Il sottotitolo del libro è “L’uomo che volle andare oltre l’altrove”. Credete che Oliver sia riuscito a fare questo salto in avanti? E voi, in quanto autori?
Oliver non può che andare avanti in questa sua ricerca, come una falena irresistibilmente attratta da una intensa fonte di luce che finirà, forse, per ucciderla. Pertanto il salto in avanti, il superamento del sottile diaframma che lo separa dall’Altrove si sta compiendo o, forse, è già avvenuto. Non sta a me decretarlo ora, … “Affaire à suivre”!
Noi come autori siamo tutt’ora totalmente impegnati in questa sfida o, meglio, in questa ricerca. O vogliamo chiamarla avventura?
Avete in programma di continuare la vostra collaborazione scrivendo insieme altri romanzi? Siete soddisfatti del risultato ottenuto?
La soddisfazione – nel caso che ci riguarda – è data da un livello di condivisione e di sinergia ottimali, come pure da quanto abbiamo scoperto, maturato e conosciuto con questo nostro lavoro. A tutto ciò aggiungerei, per quanto riguarda il sottoscritto, che i miei studi sulle potenzialità e i misteri della mente sono una ulteriore fonte di gratificazione indipendente da ciò ma che, in Sciarada, trova anche una sua perfetta fusione, sinergia e complementarietà.
Per quanto riguarda infine la domanda relativa alla continuazione di questa nostra collaborazione, la risposta è affermativa. Sì, continueremo a collaborare, come abbiamo fatto in passato e come stiamo tutt’ora facendo, sia con nuovi libri, sia con le nostre collaborazioni comuni internamente alle Edizioni Flamingo di Bellinzona, sia infine con il nostro insegnamento condiviso nel quadro dei Corsi di Scrittura Creativa, sempre a Bellinzona.
Roberta Usardi