“Scheria” – Carlo Boumis e il contatto come punto di partenza
Scheria è la terra favolosa e perennemente in fiore, nella quale Ulisse approda nel VI libro dell’Odissea. Nel libro “Scheria” (Le Commari Edizioni, 2020, pp 99, euro 15) di Carlo Boumis, Scheria è un ex istituto agrario trasformato in centro di accoglienza per adolescenti. Il romanzo vede un rapido presentarsi di personaggi che godono della bellezza di questo posto, che si connota come un locus amoenus fuori dal mondo. È così che la natura, apparentemente sullo sfondo, si rende protagonista ed emerge come pulsione vitale, travolgendo i protagonisti della vicenda.
Giulio, professore pedante alla riscoperta della sua vocazione, è costretto a scontrarsi con una realtà lontana dalla finzione letteraria, una realtà incarnata da due giovani ragazze, Lucia e Arianna, entrambe scottate dalla vita, entrambe alla ricerca di una propria strada. Le due giovani donne ritrovano l’una nell’altra una nuova possibilità, grazie a una complicità essenziale fatta di tanti piccoli rituali e abbracci primitivi <,che trovano spazio sotto un grande albero di mele. All’interno di questo scenario fatto di dialoghi essenziali, sigarette arrotolate e brevi ma intensi momenti di intimità, la natura si rende artefice di una integrazione dell’uomo nel mondo, ed è così che piantare un mandarino diventa il simbolo del prendersi cura dell’altro. La natura si fa exemplum di vita e l’osservazione degli uccelli rivela un mondo che ancora vive e pulsa, fuori dalle mura di Scheria. In questo rapporto labile tra insegnante e allievi si fondono i confini e l’uomo, nella sua fragilità, si ritrova nudo alla ricerca di calore altrui.
Il romanzo mostra gli aspetti più genuini del contatto umano regalando, tramite una lingua elegante e pregna di metafore, l’immagine di una terra imperitura.
“2 è il primo numero che può opporsi al caso e per Giulio era il numero della costruzione del mondo: per un punto passano rette infinite e si perdono. Per due punti, infinite che siano le dimensioni dello spazio, passa una retta sola ed è la prima possibile affermazione, solida come un architrave, il primo sostegno a negare il nulla”.
Scheria diventa un punto di partenza e non un approdo finale, esattamente come lo fu per Ulisse, un’isola dove rigenerarsi, dove trovare le forze, per poi rimettersi nuovamente in viaggio alla ricerca di nuovi porti.
Massimiliano Pietroforte