“Saul” tra la Bibbia e la realtà del XXI secolo al Teatro i di Milano
In scena al Teatro i di Milano fino al 25 novembre c’è “Saul”, spettacolo liberamente tratto dall’Antico Testamento e da Saul di André Gide, con tanto di menzione speciale alla Biennale di Venezia del 2018.
La trama riprende un episodio biblico del libro di Samuele, quello di re Saul, primo re d’Israele, e dell’incontro con il giovane David, arrivato alla sua corte come suonatore di cetra, conquistando l’affetto e la stima del re e di suo figlio Gionata. Quando però David sconfigge Golia, il gigante filisteo, e viene per questo celebrato e osannato, Saul inizia a nutrire gelosia e dentro di sé cresce un sentimento che oscilla tra amore e odio.
“Le distanze vere sono meglio di fingere di stare vicino.”
Una storia antica, ma perfettamente riconducibile a ben altra ambientazione, ad esempio, quella che il pubblico trova in scena subito, non appena entra in sala. Il palco è una camera d’albergo, la televisione è accesa e scorrono le immagini di un film storico su Saul e David; a guardarlo senza interruzione e senza particolare interesse è un uomo stravaccato su una poltrona in accappatoio azzurro cielo e anfibi, alle prese con i resti di un tramezzino confezionato. Chi è quest’uomo?
Poco dopo, vediamo comparire al suo fianco suo figlio, che gli ha portato da mangiare e che inutilmente prova a stimolarlo facendogli raffiche di domande. Entrambi non hanno, all’apparenza, un nome, e non ce l’ha neanche “il ragazzo” che entrambi menzionano, ma che entra in scena con una piccola tastiera sotto il braccio. A poco a poco le carte vengono scoperte e l’uomo in poltrona (Marco Cacciola) altri non è che un famoso cantante insoddisfatto e rassegnato che asserisce, in merito al suo ultimo lavoro “non mi piace il disco e non mi piacete voi.” Il figlio (Federico Gariglio) è di tutt’altra pasta e non indietreggia di fronte all’apatia e alle provocazioni del padre. Invece, il tanto menzionato “ragazzo” (Alessando Bandini) è un giovane musicista con grande talento che si presenta dall’uomo in poltrona per una collaborazione: tra i due nasce da subito una sintonia palpabile che spinge l’uomo a uscire dal suo stato di immobilità. Tale sintonia contagia anche con il figlio, col quale prende forma una forte amicizia. Il ragazzo si rivela quindi essere una chiave di volta per la vita degli altri due.
“Saul: Io non ti conosco.
David: Se vuoi possiamo conoscerci.”
Inutile dire che la sinergia tra i tre avrà uno stop che porterà ognuno di loro su un’altra strada, soprattutto dopo il grande successo che il ragazzo conquisterà grazie alla sua musica, che susciterà, così come tra Saul verso David, una gelosia feroce: “il ragazzo viene portato in trionfo, eppure tu sei il re”. Gli equilibri si spezzano così come la realtà della camera d’albergo cadrà all’improvviso in rovina. La storia di Saul, Gionata e David è di nuovo in atto e non si fermerà fino all’epilogo.
Uno spettacolo originale e interessante nella drammaturgia arguta di Riccardo Favaro e Giovanni Ortoleva e nella regia dello stesso Ortoleva, con tre attori notevoli a infiammare i personaggi della storia.
Da vedere, in scena fino al 25 novembre 2019 al Teatro i.
Roberta Usardi