#SalTo-EXTRA – “Conseguenze inattese. Su come l’umanità reagisce alle catastrofi”, la lezione di Alessandro Barbero
“Ricominciamo dalla cultura, ricominciamo in sicurezza, ricominciamo insieme”, sono le prime parole che scorrono davanti ai nostri occhi mentre ha inizio oggi 14 maggio alle ore 19 SalTo EXTRA, l’edizione speciale digitale del Salone Internazionale del Libro di Torino che durerà fino alla notte di domenica 17 maggio e che mai come quest’anno porta un titolo che si è rivelato profetico “Altre forme di vita”. E dopo le parole di Nicola Lagioia, che dedica questo evento voluto e cominciato nonostante tutto, alle vittime, ai loro parenti, agli infermieri e al futuro di ognuno di noi, ad aprire le danze è la lezione “Conseguenze inattese. Su come l’umanità reagisce alle catastrofi” (tradotta in LIS) tenuta dallo storico Alessandro Barbero, in collegamento dalla Mole Antonelliana di Torino, raccontando come – nel tempo – l’umanità ha reagito alle catastrofi, ricollegando gli eventi storici passati al presente.
All’uomo non è dato prevedere il futuro e le conseguenze degli eventi sono inattese, ci ricorda Barbero ricollegandosi al titolo della lezione. È difficile, quindi, immaginare cosa sta per accadere davanti a un grande evento storico, come il COVID-19, atto a segnare la nostra epoca perché unico, anche se il passato ne ha conosciuto di ben peggiori e più disastrosi. Ma – sottolinea Barbero – è la prima volta che per via della globalizzazione tutti i popoli devono fare i conti con una minaccia comune, unica nella storia perché tutti i governi hanno dovuto prendere decisioni difficili, dando al COVID -19 la priorità e dando grande prova di coesione e di universalità. E qui Alessandro Barbero ci pone di fronte a grandi domande.
Come reagisce l’umanità alle catastrofi?
Da sempre l’uomo ha dovuto cercare soluzioni di fronte alle catastrofi. Durante l’Impero Romano con la Peste Antonina si aprirono le frontiere per far entrare i barbari che cominciano da qui la loro integrazione, un’integrazione che altro non può diventare se non un punto di forza; e da qui l’importanza di saper accettare e gestire l’immigrazione. Nel 1348 la Peste nel Medioevo, di cui ci parla Boccaccio nel Decameron, epidemia che sconvolge una società prospera e inquieta che, come noi, non si aspettava la peste. Ma sono fisiologiche le conseguenze inattese di queste avvenimenti e la determinante e necessaria decisione umana di fare qualcosa. Nel 1361 la peste ritorna e così ancora ogni 15 o 10 anni, tanto che all’inizio del 1400 la popolazione era dimezzata. Nel 1630 c’è la peste a Milano, che leggiamo nei racconti di Manzoni e la conseguente devastazione demografica. C’è un cambio di clientela e quindi un cambio di produzione per le aziende, mentre il governo garantisce controllo e prevenzione.
I meccanismi di oggi sono gli stessi del passato?
Segnalazione, chiusura, informazione e controlli sono le misure di limitazione dell’epidemia.
Ci saranno cambiamenti nella mentalità collettiva?
I cambiamenti culturali e politici non sono automatici, ma è assodato che l’umanità ha una grande capacità di reagire davanti alle catastrofi e ce lo ha dimostrato quel grande intellettuale che fu Gaetano Salvemini (a tal proposito, ricordiamo il toccante libro edito da Donzelli “Un figlio per nemico” di Filomena Fantarella) quando nel 1949 – ritornato in Italia dopo l’esilio e riavuta la cattedra all’università – (ri)comincia la lezione con “Come stavamo dicendo l’ultima volta…”, una frase che non significa che nulla è cambiato, ma anzi che da qualsiasi punto bisogna e si deve ripartire e ricominciare. Oggi come ieri.
Marianna Zito