Salone del Libro di Torino – La profezia di Rafael Argullol
La Plaza de los Lectores delSalone del Libro di Torino ha ospitato un interessante dibattito moderato da Gustavo Zagrebelsky e che ha visto protagonista la lingua ospite di quest’anno – lo spagnolo – con la presenza dello scrittore, filosofo e poeta catalano Rafael Argullon, autore del libro “La ragione del male” (Lindau 2019, pp. 272, euro 19) scritto nel 1993; vincitore nello stesso anno del prestigioso Premio Nadal, in un’Europa ancora relativamente ottimista sul suo futuro e che gioiva per la recente caduta del muro di Berlino. Il libro è stato ripreso e tradotto oggi in vari paesi del mondo con piccole varianti, in un momento storico in cui si rivela essere più attuale che mai, nelle sue vesti di romanzo distopico e in cui si rispecchia ampiamente il nostro presente, caratterizzato da una società vittima della sete di potere e dei social: una società che oramai ha perso la capacità di interpretare prima la parola, poi l’immagine e, infine, la facoltà stessa di guardare ciò che ci circonda; un “incantesimo” collettivo lo definisce l’autore, una stregoneria da parte di demagoghi che manovrano tutto questo, diffondendo terrore e paura, disprezzando e nascondendo la verità, con conseguenze sociali disastrose. Un romanzo, sottolinea Zagrebelsky, che possiamo affiancare alla “Peste” di Camus oppure a “Cecità” di Saramago e ancora a una novella di Thomas Mann “Mario e il mago” che fa riferimento a un tempo passato della nostra storia: il racconto di un ingannatore che seduce la folla.
I protagonisti di Argullol sono gli esanime, una folla di persone oramai senza anima che hanno perso sia la loro forza vitale sia qualsiasi legame con ciò che li circonda. Si agitano all’interno di una città non definita, che potrebbe essere Barcellona – città dell’autore, in cui fa sempre ritorno – o una qualsiasi città dell’Europa occidentale. Questa malattia morale, che non ha un nome, aumenta a ritmo incessante e senza controllo, ripercuotendosi non solo sullo spirito ma anche sul corpo degli esanime. La malattia si diffonde, crea panico per i governanti che continuano nel loro intento di nascondere la realtà: non se ne comprende l’origine e, a un certo punto, non si può nemmeno più ignorarla o nasconderla; e allora continua una strategia di reazione da parte dei detentori di potere, per rendere incomprensibile al popolo ciò che sta accadendo e per reprimere poi ciò che è accaduto. Non c’è soluzione: viviamo un mondo di oblio e dimenticanza e non riusciamo a dare un nome ai pericoli della nostra vita, ignorandoli: ognuno ne distrugge le tracce.
Un libro di denuncia, che risponde solo implicitamente alle domande, con l’obiettivo di risvegliare una società oramai assopita e schiava anche delle nuove tecnologie, ma che continuiamo a definire libera. Non esiste nemmeno l’ottimismo, si è anzi radicalizzata la perdita del valore della parola – il fake – che si trasforma in verità effimera e che porta alla morte dell’anima. Ma ciò non è ovviamente la causa, ma solo lo strumento per costruire il carattere apatico del nostro cittadino, l’amnesico – lo definisce Zagrebelsky – che, in questo modo, crea strada facile a nuovi messia senza ideologia alcuna.
Rafael Argullol ha costruito il romanzo per pura intuizione e per trovare i primi sintomi evidenti di malattie spirituali, e definire le possibilità verso la ricerca della luce e alla resistenza critica, presenta il buio della sua epoca con la possibilità di resistenza e sopravvivenza. “Questa apatia è una forma del nichilismo contemporaneo?” chiede quindi Zagrebelsky. Il vero nichilismo non crede in nulla, perché non si dà senso la conoscenza. Il rapporto tra nichilismo e violenza si conclude con l’oblio, si dimentica tutto. Tutto torna tale e quale. Lo strumento del nichilismo contemporaneo è la venerazione della nostra immagine (vedi i selfie!), sottolinea lo scrittore.
Sono tre qui i personaggi principali: un giornalista di nome Victor, il medico David e Angela, restauratrice di dipinti. Questa restauratrice – vedremo – sarà l’unica possibilità di luce e di libertà, raggiungibili sono attraverso la bellezza. Un romanzo politico se visto in prospettiva, ma che in realtà nasce per sottolineare l’importanza di rapporti saldi plasmati su amore e amicizia attraverso il grande tema che lo caratterizza, la memoria, che diventa filo conduttore tra passato, presente e futuro. Una lettura affascinante che arriva a noi attraverso la traduzione armoniosa di María Isabel Fernández García e Ivonne Lucilla Simonetta Grimaldi con la magica e gotica immagine di copertina dell’artista austriaco Franz Sedlacek (“Landschaft mit Regenbogen”), per la casa editrice Lindau, che ci dà la possibilità di leggere, ancora una volta, un capolavoro, che altro non si rivela se non una lucida sintesi di ciò che stiamo vivendo.
Marianna Zito