SALONE DEL LIBRO DI TORINO: 9 maggio 2019 – Focus sull’editoria e gli incontri Con Savelli e Portinaro
La nostra prima giornata al Salone comincia con l’incontro Esordio: istruzioni per l’uso. Un focus ricco di spunti sul cammino che conduce un manoscritto a diventare opera prima pubblicata. Rivolgendosi ad una platea in gran parte composta dagli studenti del Master in Editoria dell’Università degli Studi di Milano, professionisti e scrittori portano al Salone le loro esperienze. Come sottolinea Giulio Mozzi, curatore editoriale, occorre dare il meglio di sé nel raccontare storie partendo da un bisogno autentico, perché in fondo scrivere non è necessario, come non è indispensabile che a un’opera prima segua una seconda. Dalla parte delle case editrici, aggiunge l’indipendente Francesca Chiappa, questo significa anche che la ricerca degli esordienti deve mirare non ad avere di continuo qualcosa di nuovo da pubblicare, ma a scoprire e valorizzare chi ha veramente qualcosa da dire.
Rimanendo in Sala Bronzo, il regista, documentarista e scrittore Davide Savelli presenta, in uno spassoso dialogo con il collega Alessandro Barbero, il suo “Venezia 1902, i delitti della Fenice” (Todaro Editore). Prendendo le mosse dalla ricostruzione il più possibile fedele di un fatto storico, il crollo del Campanile di San Marco nel 1902, si dipana una trama di morti misteriose e indagini che tengono il lettore col fiato sospeso. Il riferimento alla Fenice è legato all’ossessione, che ricorre tra le pagine come nella civiltà occidentale, del volare come solo gli uccelli sono in grado di fare, muovendosi cioè liberamente e con ali proprie. Nel descrivere lo stile dell’autore si potrebbe parlare di scrittura cinematografica, ma qui si apre una feconda e interessante parentesi sul fatto che da sempre la letteratura è intimamente connessa al costruire (se non addirittura fare un montaggio) di immagini, concrete seppur mentali.
L’incontro Dove va l’Italia?, a cura del Centro Studi Piero Gobetti, parte da “L’Italia incivile” del filosofo e politologo Pier Paolo Portinaro, secondo titolo della collana Frammenti di Politica edita da AnankeLab. Pietro Polito e Gabriele Magrin, presenti insieme all’autore, ne sottolineano la capacità di ricostruire un tessuto connettivo tra i pensieri di importanti figure del Novecento come Vilfredo Pareto, Gaetano Salvemini e Norberto Bobbio che, pur da diverse prospettive, hanno denunciato le patologie della politica italiana e il circolo vizioso che ne segue. Portinaro dichiara di voler rendere omaggio ad una tradizione di pensiero spesso percepita come discordante, e in quanto tale depotenziata della sua effettiva proposta culturale e riformista. Il populismo come patologia generale della democrazia contemporanea nasce dall’inadeguatezza delle élites economiche, politiche e culturali le quali, fin dal raggiungimento dell’unità nazionale, non hanno saputo mantenere le promesse di cui erano state promotrici. Un tradimento a tutti gli effetti. Cattive élites producono cattivo popolo. A una provocazione di Magrin riguardo la teoria dell’elitismo democratico, l’autore risponde che la democrazia costituzionale è senza dubbio il miglior sistema politico che l’umanità abbia saputo inventare nella sua storia, un sofisticatissimo motore che però ha bisogno di quotidiana manutenzione e periodica revisione, per poter funzionare al meglio e tradurre in risultati concreti quelli che altrimenti rimangono solo principi di natura ideale.
Pier Paolo Chini