“Rosa spinacorta” di Mario Ferraguti

“Rosa spinacorta” (Exorma edizioni, pp. 180, Euro 16,00) è un romanzo del 2022 di Mario Ferraguti che per anni ha percorso l’Appennino alla ricerca di storie. Da questi viaggi ha realizzato, insieme a registi e illustratori, libri e film. Tratto da una storia vera, “Rosa spinacorta” tratteggia la figura di una delle ultime donne allevate e istruite nei conventi, in gran segreto, per vestire la Madonna miracolosa. Racconta l’apprendistato forzato, l’annullamento del corpo, il farsi trasparente di chi ha in sorte la vestizione del Sacro.
“Io sono stata abbandonata nella ruota, mi ha raccolto una suora che nutriva le taccole, le prendeva da piccole nei buchi della rocca, e quando una le è morta mi ha chiamata Tecla. Il mio nome viene dal verso di quell’uccello nero, più piccolo del corvo e più domestico. Io sono stata scelta. È successo in un giorno all’improvviso, eravamo appena uscite dalla chiesa, disegnato il tracciato sul sagrato col gesso per giocare a mondo, che ho sentito il mio nome; mi chiamavano tre suore, grigie come le cornacchie. Ero su una gamba sola, in bilico nella casella del cielo. Mi hanno portato in una stanza, di cui ricordo solo il buio. Sei stata scelta per vestire la Regina, hanno detto sottovoce come in coro, ma è un segreto da non dire.”
Tecla è la prescelta, veste la Madonna, la Regina, che piano piano diventa la sua unica compagna nella stanza segreta dove si compie il rito.
“E io ho aperto alcuni contenitori antichi di secoli, spediti da paesi di cui non conoscevo il nome, sperduti chissà dove e li ho toccati, mi è sembrato di fare un viaggio lontanissimo poi mi sono annusata le dita. Qualcuno l’ho assaggiato, con la punta della lingua, e ho infilato nella tasca un pugno di polvere chiara, che somigliava a gesso, per giocarci a mondo dentro la mia camera.”
La prescelta impara tutto quello che c’è da sapere: i bottoni, le cordelle, gli aculei dell’istrice, le stecche candide della balena; vestiti, gonne, corpetti, mantelli; lino, seta, cotone. E i colori preziosi: il risalgallo, il sangue di drago, il verdaccio, l’oro e l’azzurro. Vestire quello che agli occhi di molti, e anche di Tecla, è solo un pezzo di legno è un compito che richiede il silenzio, il segreto, di più: di diventare niente.
“È tutto un percorso, un esercizio che serve a dimenticarsi; non c’è più gamba né bocca, non c’è più testa né pancia, né piede né cuore, ma solo mani, due mani che servono a vestire, mani veloci e pazienti, mani leggere e precise, delicate ma forti, capaci di muoversi attorno a una statua di legno finché non diventa divina. Chi veste la Madonna è il suo segreto ma, soprattutto, il suo sacrificio.”
Ma vivere in segreto non fa per Tecla, che sta crescendo, e resta affascinata e suggestionata dai personaggi del suo piccolo mondo dalla forte impronta religiosa, fatto di riti, superstizioni, realtà umili, gesti quotidiani: la donnadischiena, Don Sergio, il rabdomante, Antonio il regista del Presepe, Rosario il bottegaio che non ci crede, un dio che non fa l’amore, e Filippo il matto. Proprio dall’incontro con Filippo, Tecla scoprirà quanto sia difficile, impossibile, diventare niente. Perché il nostro corpo vivo ci reclama e non vuole che “le vergogne” vengano nascoste come fiori in attesa di appassire.
“Sentivo che era successo qualcosa al mio corpo; lui, il nemico, istruito e condannato a essere niente, adesso c’era, era lì, vivo e invadente. (…) adesso c’era e lo diceva, era il suo modo per dirlo e pensavo che, se il corpo è davvero il nemico, è comunque l’unico modo che abbiamo per provare dolore e piacere, l’unico per sentire gli altri e l’universo.”
Laura Franchi