ROMEO E GIULIETTA di Andrea Baracco al Teatro Eliseo
La scenografia cubica che abbiamo di fronte ci riconduce subito ad Andrea Baracco: grandi strutture trasparenti che contengono e separano le due importanti famiglie del testo di Shakespeare: a destra i Capuleti, a sinistra i Montecchi; spesso statici e composti nelle loro stanze, come un’immagine hopperiana. Sulle vetrate compaiono e scompaiono scritte e disegni dalle mani degli attori, forse un’insolita esternazione dell’indicibile. In questa atmosfera – che riporta un po’ alla buia forma della città moderna – Verona si mostra agli spettatori fredda e statica.
Antonio Folletto è una sorpresa su questa scena così distaccata, è il personaggio più shakespeariano che – con bravura, agilità e semplicità – vola tra palcoscenico e platea dall’inizio alla fine. È il Romeo romantico che sulle note di De Andrè e la voce di Battiato ci racconta le sue sofferenze d’amore che – senza ragione e in un tempo finito – cambiano nome da Rosalina in Giulietta. La Giulietta in tutù è Lucia Lavia, forse un po’ troppo distorta e rabbiosa (soprattutto nelle espressioni) in confronto a ciò che ci aspettavamo. I due amanti assumono qui connotazioni molto differenti tra loro tanto da lasciarci perplessi: quanto questo espediente serve a dare una linearità a questo dramma pop senza, invece e paradossalmente, spezzarne troppo l’impatto emotivo dello spettatore?
Gli elementi postmoderni richiamano senza esitazione la versione cinematografica di Baz Luhrmann, così come anche l’effeminato e provocatorio Mercuzio interpretato da un notevole Alessandro Preziosi che, in questa parte, crea un evidente stacco generazionale e interpretativo rispetto al resto dei personaggi.
Commuove e fa sorridere l’incontro finale, un Rock’n’Roll Suicide a tutti gli effetti. Una produzione Khora Teatro, in scena alTeatro Eliseo di Roma fino al 5 marzo.
Marianna Zito
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