“Roma. Il racconto di due città” di Daniele Manacorda
“…non era in fondo bizzarro che fosse un valente archeologo del Kent a introdurmi nel cuore medievale della mia città natale?”
Daniele Manacorda, insegnante di Archeologia, nel 1980 riceve da Tim Tatton-Brown, responsabile dell’équipe britannica che conduceva le ricerche con quell’italiana per la Villa romana di Settefinestre, il libro di Richard Krautheimer, Rome, Profile of a City, 312-1308.
È da questo momento che il tema del passaggio di Roma dall’Antichità al Medioevo diventa attività di ricerca per Manacorda ed è questo il punto di partenza per il volume edito da Carocci, “Roma. Il racconto di due città” (2022, pp.274, euro 28): la Roma “viva da almeno ventotto secoli” e la Roma scomparsa, “che giace sotto di noi anche se qua e là emergente”. Ma non solo, Roma è anche altro, dai palazzi alla sua popolazione; dagli imperatori e papi che l’hanno vissuta ai periodi storici che l’hanno attraversata. Le facce di questa città sono, dunque, innumerevoli e in mutazione costante e continua.
Nelle sezioni del libro sono delineate le vicende e l’evoluzione di Roma in tremila anni di storia – antica, altomedievale, bassomedievale, moderna e contemporanea – con l’osservazione non solo della sua superficie ma anche del suo volume, generatosi dall’interazione tra natura e uomo. Possiamo, in tal modo, osservare la Città Eterna nella sua tridimensionalità, attraverso una visione archeologica della stratificazione urbana e delle modalità di accrescimento del suolo. L’appendice approfondisce dal punto di vista topografico e linguistico paesaggi del testo, approfondendo origine e significato di alcuni nomi importanti per la toponomastica di Roma, quali Tevere, Monte Mario Velabro e altri ancora.
Un manuale che permette similitudini e riflessioni tra ciò che è stato il passato e ciò che è il presente e che mostra le mille sfaccettature e risorse di questa immensa città.
Marianna Zito