RITRATTO DI SIGNORA IN VIAGGIO DI GOTTARDO PALLASTRELLI
Quasi certamente, per l’autore Gottardo Pallastrelli, imbattersi nelle lettere che Henry James aveva scritto alla protagonista di questa affascinante biografia, sarà stato come scoprire una nuova chiave di lettura attraverso cui rivalutare l’opera dell’autore, ricca di personaggi femminili, indubbiamente fuori dal comune. Ed è così che in Ritratto di signora in viaggio -Un’americana cosmopolita nel mondo di Henry James (Donzelli 2018, pp. 253, euro 25), conosciamo Caroline Fitzgerald (1865-1911), donna colta e ricca nata nel Connecticut, la quale durante la sua breve vita strinse amicizie importanti con personaggi della società mondana e letteraria di quegli anni e con cui spesso intraprese una ricca relazione epistolare, recuperata e conservata con cura dagli eredi e di cui oggi possiamo beneficiare grazie appunto a Gottardo Pallastrelli.
Caroline Fitzgerald, come era abitudine per le ricche donne americane di quell’epoca, ancora molto giovane, si trasferì in Europa in cerca di un matrimonio aristocratico. Matrimonio che avvenne a Londra con il barone Edmond Fitzmaurice ma fu subito dopo annullato perché non consumato. Nel 1901 sposerà in seconde nozze un medico esploratore italiano, Filippo De Filippi. A Londra, precisamente in un salotto di Kensington, conobbe lo scrittore Henry James, con il quale instaurò una profonda amicizia, al punto da scrivergli spesso, sia per raccontargli dei suoi viaggi ma anche per chiedergli parere su questioni che le stavano particolarmente a cuore; come quando la assalì il dubbio se fare o meno un viaggio in India, precisamente nel Kashmir. Dubbio che Henry James sciolse positivamente. Di Caroline, Henry James apprezzava molto la capacità che aveva di assumersi sempre la responsabilità delle proprie scelte, proprio come le donne descritte nei suoi romanzi. E fu forse proprio lei la musa ispiratrice per il personaggio di Isabel Archer, nel noto romanzo “Ritratto di signora”. Caroline era una donna innamorata dalla bellezza, in ogni sua espressione. Affascinata dall’Oriente al punto di essere stata tra le prime donne ad aver studiato il sanscrito e al punto da indossare spesso lunghe tuniche esotiche che la rendevano sì affascinante, ma anche distante dagli stereotipi dell’epoca. Anche la poesia fu predominante nella sua vita, tanto che sognava di diventare una sofisticata poetessa, esercitandosi con notevole successo nell’arte della scrittura speculare, una particolare modalità di scrittura al contrario che, per poterla leggere, è necessario far uso di uno specchio. Nel 1984 conobbe colui che sarà punto di riferimento negli anni della giovinezza, il poeta Robert Browning. A lui rimase legata per tutta la vita e dedicò le proprie poesie che, molto probabilmente, proprio da questo legame trassero maggiore ispirazione. La scomparsa del poeta, che avvenne nel dicembre del 1889, in qualche modo segnò per Caroline la fine della giovinezza, la fine di un sogno.
As from the ways of men I trod apart […]
Hencefort how drear shall the recurrent days
Cast their dull shadows on this heart, the grave
Of a dead dream, whose memory will not die.
Dai sentieri umani mi tenevo in disparte […] D’ora in poi saranno molto deprimenti i giorni ricorrenti/ che gettan la loro triste ombra su questo cuore, la sepoltura/ di un sogno infranto, il cui ricordo perdura.
Il libro è diviso in due parti: la prima è la biografia dettagliata di Caroline, raccontata soprattutto attraverso una intensa corrispondenza intrattenuta con vari personaggi dell’epoca. Lettere che, messe insieme mantenendo un ordine cronologico, potremmo quasi definire esse stesse un romanzo, il racconto di un’epoca, la storia di una famiglia il cui destino si intreccia con il destino di altri, diventando a volte opera d’arte; la seconda parte è invece dedicata ai suoi fratelli, Augustine e Edward, le cui esperienze e i lunghi viaggi all’epoca delle esplorazioni geografiche e dei primi romantici anni dell’alpinismo internazionale, furono anch’essi oggetto dell’attenta osservazione di Henry James. Quella di Caroline e dei suoi fratelli furono vite certamente non comuni che ci permettono di cogliere lo spirito di un’epoca compresa fra l’inizio della Gilded Age e la fine della Belle Époque.
Mirabile il lavoro fatto da Gottardo Pallastrelli con l’intendo di rendere alla storia la figura di una donna che, con la sua aria sognante e malinconica e dalla personalità complessa e originale, ha ispirato poeti, scrittori e pittori della sua epoca, lasciando a noi opere di inestimabile bellezza.
Letizia Chippari