Redh e il nuovo singolo “Heets” – L’intervista
Dal 14 maggio è disponibile su tutte le piattaforme streaming “Heets”, il nuovo singolo di Redh, giovane cantautore romano. Redh è il nome d’arte di Matteo Pasqualone, che un anno fa ha pubblicato il primo EP “Torneremo” che raccoglie sei brani inediti usciti precedentemente come singoli. Durante il periodo di quarantena è uscito il singolo “W le infermiere”, e ora è la volta di “Heets”. Abbiamo fatto a Redh qualche domanda per saperne un po’ di più.
È uscito adesso il tuo nuovo singolo “Heets”, una canzone che più si ascolta, più entra in profondità, come hai avuto ispirazione per questo brano?
Il brano mi è venuto in mente una sera, quando Byron, Federico Murgia, il mio chitarrista, mi inviò una base su cui aveva improvvisato parole a caso; in quel momento ero ispirato e la canzone mi è uscita di getto in 10-15 minuti. La base è stata poi modificata fino ad arrivare alla versione definitiva.
In “Heets” canti “sono in testa a una tempesta”, “sono bravo a tenerti lontano”, “sono bravo a rimanere solo” e “sono fragile quando mi scopro” un testo intimo sdrammatizzato dalla melodia che rimane in testa, sei un romantico? “Heets è una canzone d’amore?
Sì, sono un romantico quando c’è da esserlo. “Heets” è una canzone d’amore, che spiega a lei il perchè le sto lontano, mettendo a nudo le mie paure: canto anche “se mi scopro finisco per andare a fuoco”, una metafora per dire che se mi mettessi a nudo rischierei di farmi male perchè sotto sotto sono un tipo fragile. Più che parlare di lei, la canzone parla più di me, dei miei sentimenti e delle mie sensazioni, che non sono bravo a gestire.
E c’è una “fine” nella canzone per questa messa a nudo di te stesso?
Non c’è una fine, il ritornello potrebbe sembrare banale, anche quasi nonsense “sono stato in giro tutta la mattina, ho speso tutto, devo fare anche benzina”, ma per come la intendo io, è un giro di parole per dire che la sto pensando, comprandole la minima stupidaggine come il tabacco, perché non mi libererò mai del suo pensiero.
Hai in mente di girare un video?
Sì, sono riuscito a girare un videoclip, qui a Roma, che non so ancora quando uscirà, ma a breve.
Prima di “Heets” hai pubblicato anche un altro singolo, “W le infermiere”, molto poetico, ispirato al periodo di quarantena, è stato u momento prolifico per te?
Durante la quarantena ho scritto solo questa canzone, perchè l’ispirazione, stando a casa, non ce l’avevo su niente. Io scrivo di pancia, in modo molto diretto e sulle sensazioni che vivo al momento, quindi stando a casa tutto il giorno non ho sentito la necessità di scrivere. “W le infermiere” è una fotografia di quello che abbiamo passato, dei sentimenti che avevo io in quei momenti, e mi sembrava bello farla uscire e farla sentire ad altre persone.
“Heets” è precedente?
Sì, “Heets” ha poco meno di un anno.
Tu hai iniziato scrivendo le canzoni per te stesso, quante ne hai composte?
Io scrivo da quando avevo 12 anni, continuerò a scrivere a prescindere della buona riuscita della mia carriera musicale, mi rilassa, mi fa sentire bene, come se fosse una chiacchierata con un amico. Fortunatamente qualcuno ha sentito le mie canzoni e mi ha spinto a fare qualcosa nel mondo della musica, è una cosa che mi piace molto.
Un anno fa è uscito invece il tuo primo EP, “Torneremo”, con sei brani inediti usciti precedentemente come singoli, seguirai lo stesso procedimento anche con questi altro due brani appena usciti?
L’EP “Torneremo” è stato un lavoro partito nel 2018, con l’ultimo singolo uscito a maggio 2019 e l’EP come raccolta di tutti i singoli già pubblicati. Ogni mese o due mesi veniva pubblicato un singolo fino ad arrivare a 6, per poi chiuderli in un EP. L’idea è di continuare in questo modo, ma ho smesso di fare una previsione su cosa farò. Sentivo che questi brani dovevano uscire, era da un po’ che aspettavano e se lo sono meritato, per il lavoro che c’è dietro e per le persone che ci hanno lavorato. Ne faremo uscire altri, non so con quale cadenza e alla fine non so cosa succederà. L’idea è quella di album, ma penso che un album abbia bisogno di richiesta da parte del pubblico.
Dal vivo come ti sei esibito, in acustico o con una band?
Ho fatto 20 concerti sia con la band sia in acustico e tutte e due le situazioni mi piacciono molto. La versione acustica è più intima, sicuramente arriva di più alle persone che stanno ascoltando, ma con la band è più divertente e l’intimità comunque non manca.
Quali sono gli artisti con cui sei cresciuto e che ti hanno ispirato?
Sicuramente il cantautorato italiano, poi uno degli artisti che ho ascoltato di più in adolescenza e che ancora ascolto è Vasco Rossi, però anche De Gregori, Battisti, Rino Gaetano. Ascolto tanta musica, per i testi sicuramente il canatutorato italiano ha prevalso sulla mia formazione artistica.
C’è un nuovo artista emergent che apprezzi, un tuo collega insomma?
Sì, Giorgio Poi, mi piace il suo modo di scrivere e arrangiare i suoi brani, e poi i Cani con Contessa.
Ultima curiosità, ti chiami Redh perché hai i capelli rossi? E l’h alla fine?
Esatto, con la h alla fine volevo dare un mio tocco personale perché Red era un po’ troppo diffuso.
Roberta Usardi
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