Re Lear diventa una regina e conquista Torino – “Queen LeaR” all’Astra
Londra, anni Settanta: Lea Rossi, un’immigrata italiana, apre un negozio di giocattoli. Sull’insegna si legge Lea. R. Oggi, parecchi anni dopo, Lea è ormai anziana, stanca, pronta a cedere il testimone. Come reagiranno le tre figlie al bisogno di assistenza di una madre vittima del decadimento fisico e mentale? E quale sarà il ruolo di Kent, l’amica di lunga data? Una delle eredi, Cordelia, verrà ingiustamente allontanata per causa delle sorelle, che peraltro non si dimostreranno neanche molto interessate alle sorti della madre. Kent in un primo momento verrà cacciata dalla stessa Lea, poiché troppo vicina a Cordelia, ma poi tornerà sotto mentite spoglie per aiutare la sua amica. Insomma, per chi non l’avesse ancora capito, stiamo parlando del “Re Lear” di William Shakespeare, qui reinterpretato in chiave pop grazie all’intervento della drammaturga inglese Claire Dowie. La trama rimane la stessa, ma la decadenza non riguarda più un re: la protagonista è una splendida regina dei giochi, che affronta il crepuscolo con l’eleganza che contraddistingue gli anziani disinibiti e liberi. Poi, certo, anche lei commetterà i suoi errori di giudizio, proprio come il re, ma è giusto così. Cordelia rimane Cordelia, Regan e Goneril anche, Kent si traveste da infermiera e non da servo, Edmund non è più un principe illegittimo ma un ragazzo qualunque.
“Queen LeaR” è stata etichettata dai suoi creatori come un dramma musicale en travesti. Gli attori, infatti, sono tutti uomini. Come succedeva una volta, insomma, quando anche per i ruoli femminili venivano selezionati attori maschi. A plasmare il testo della Dowie sono arrivate le Nina’s Drag Queens, qui registe e interpreti ormai navigate. Nate nel 2007 a Milano presso il Teatro Ringhiera, da anni ormai si sono imposte sulla scena nazionale per la loro straordinaria capacità di intrecciare i grandi classici – Il giardino dei ciliegi di Anton Čechov, L’opera del mendicante di John Gay, La voce umana di Jean Cocteau – con l’arte del drag. È raro incontrare un gruppo di queens; di solito quest’espressione artistica emerge tramite i solisti. Eppure la risorsa primaria delle Nina’s è proprio questa: l’unione fa la forza, d’altronde, e loro colpiscono proprio per via di quell’armonia solidale che valorizza il gruppo e non il singolo. Pazzesco Sax Nicosia, che ha impersonato Lea; ed encomiabilissimi in egual misura Alessio Calciolari, Gianluca Di Lauro, Lorenzo Piccolo, Ulisse Romanò. Funzionali le musiche di Enrico Melozzi, molto graziose le scene sgarzoline di Erika Natati, insindacabili gli sgargianti costumi di Rosa Mariotti. Il risultato è dunque ben più che soddisfacente: la declamazione del verso si fa melologo; le musiche classiche si lasciano influenzare dal pop, dal rap, dall’elettronica; la contaminazione dei generi s’insinua con irriverenza nei dialoghi seri e catalizza il successo della messinscena. Si riflette, senza nessuna volontà didascalica, sul valore della famiglia come perno d’aggregazione che può funzionare solo se si condividono gli stessi valori, si riabilita la vecchiaia e si abbraccia con serenità la malattia, la disgregazione, la morte. Tragedia e commedia, gravità e frivolezza, austerità e leggerezza, tradizione e innovazione.
Dopo la prima a gennaio dell’anno scorso presso il Teatro Carcano di Milano, che ha coprodotto lo spettacolo insieme al Metastasio di Prato, Queen LeaR è approdata a Torino: dal 2 al 5 gennaio è stata ospite in Campidoglio, al Teatro Astra, che come sempre si rivela molto attento alla scena contemporanea e a tutto ciò che può offrire.
Davide Maria Azzarello