RACCOGLIERE LUCE E OMBRA, “LE OTTO MONTAGNE” A TRENTO
Venerdì 26 aprile, in occasione dell’apertura del 67° Trento Film Festival il Teatro Sociale di Trento ha ospitato “Le otto montagne”, tratto dall’omonimo romanzo di Paolo Cognetti, vincitore nel 2017 del Premio Itas per il libro di montagna nonché, poco dopo, del Premio Strega. “Non si tratta di un riassunto del libro” precisano Marta Maria Marangoni e Francesca Sangalli (rispettivamente regista e drammaturga) prima che si alzi il sipario, “ma di un foglio bianco su cui il protagonista traccia il proprio paesaggio mentale”. Un foglio, si potrebbe dire, di quelli che hanno una faccia liscia e una ruvida, perciò il modo di raccogliere – e di raccontare – la luce e l’ombra cambia, a seconda del lato.
Pietro, milanese di nascita dopo essersi tenuto per lungo tempo a distanza dall’estate della propria adolescenza, a trentun anni torna nel luogo in cui la sua storia personale e familiare ha subìto un sofferto “punto e a capo”. Ad aspettarlo c’è Bruno, un po’ più che amico e un po’ meno che fratello. Insieme, nel segno di un legame che il passare delle stagioni non è in grado di sciogliere, trasformano un rudere (la Barma drola) nella casa che il padre di Pietro ha immaginato, progettato, lasciato dietro di sé prima di morire. Una eredità che impegna entrambi, rendendoli passo dopo passo consapevoli del loro cammino.
Abbandonando la linearità narrativa del romanzo, Pietro (Andrea Lietti) e Bruno (un bravissimo Giuliano Comin) salgono e scendono a più riprese i versanti della memoria, percorrendo separati o in cordata ogni parola e ogni silenzio. Ad abitare la scena con loro, la performer Alice Bossi e la voce fuori campo di Arianna Scommegna: la montagna sussurra, carezza, echeggia. Le vibrazioni di una lamiera d’acciaio e le installazioni luminose che scandiscono il racconto aggiungono un notevole carico di suggestioni allo spettacolo.
Pier Paolo Chini