“Quando piove canto più forte” di Paolo Fiorucci
“Scrivo
quando le parole non mi lasciano dormire,
soprattutto
le notti che sto per morire.”
Definire questa strofa un manifesto della poesia non mi sembra certo un’assurdità. Cos’è la poesia allora? Dà forma alla realtà o è un’alternativa alla realtà.
“Quando piove canto più forte” (Neo. Edizioni, 2021, pp. 92, euro 13) non si pone certo il quesito ma si intrufola nella realtà, facendone forse qualcosa di più sublime. Su strade quotidiane e familiari prende vita la poesia di Paolo Fiorucci, estendendosi però oltre l’orizzonte e mostrandoci forse cosa vi è oltre ‘la siepe’.
L’impressione è quella di fermarsi su antichi sapori e sensazioni, quanto ci resta sulla bocca il gusto di un’altra bocca, quando riprenderà a scorrere il tempo?
È l’estate del 94 e ci sentiamo tutti un po’ Baggio e le BMX corrono veloci e superano le colonne d’Ercole, siamo immortali, forse eravamo immortali. Eppure, qualcosa in queste strade è rimasto e continua a fiorire, forse non saremo immortali ma possiamo cantare più forte.
Questa è la poesia di Paolo Fiorucci, un fiore che emerge prepotente, una Ginestra salvifica.
“Oggi ho buttato il tuo spazzolino
scampato a più di una guerra fredda
sopravvissuto chissà come vivo
ancora al momento della retata
portava addosso il tuo sorriso
e dentifricio Parodontax secco”
Massimiliano Pietroforte