“Qualsiasi cosa accada, tu scrivi” di Federica Falzone
Abbiamo letto da poco nei saggi di Melissa Febos “Questa mia carne”, quanto la scrittura sia un mezzo essenziale per digerire e far interagire fra loro le esperienze della nostra vita. Scrivere – nei diversi modi possibili – ci fa diventare utili per noi stessi, ma anche per gli altri: è quell’azione che diventa la forma di libertà per eccellenza. Ed è quello che ci torna subito alla mente tenendo tra le mani il libro della psicologa geriatrica Federica Falzone, “Qualsiasi cosa accada, tu scrivi” (CN Oligo editore, pp. 124, euro 14), il lungo diario che vede la sua alba quando l’autrice scopre di essere affetta da sclerosi multipla e in cui narra il lungo percorso verso l’accettazione e la convivenza con la malattia. Mettersi a nudo sulla carta, scoprire paure, ansie e incertezze che prima non c’erano e che improvvisamente ci arrivano addosso, come uno tzunami. Ed ecco che raccontare e raccontarsi in prima persona può diventare la terapia per affrontare il dolore e trovare la forza per andare avanti, trasformando le fragilità in qualcosa di salvifico, la volontà di andare oltre, dando un senso alla “cura”.
“Gli attimi che scivolano lievi senza far rumore sono necessari, indispensabili, è dentro quegli istanti, quei periodi di stasi che i pensieri si muovono, i sogni si definiscono, le priorità emergono, il corpo si prepara ad agire, comprendere cosa fare, dove andare, è dentro quel procedere piatto che si svela ciò che si vuole. È la quotidianità stessa, senza picchi, la vita che ci appartiene”.
Sono questi i momenti in cui bisogna fermarsi e prendere consapevolezza del tempo, di noi stessi, quella consapevolezza che riconosciamo quando ci ritroviamo soli dopo una lunga convivenza con qualcuno, e quella stessa consapevolezza che riconosciamo davanti a noi stessi mentre ascoltiamo la diagnosi di ciò che ci sta accadendo. Sono questi i momenti in cui si allarga o rinnova la famiglia, quelle persone pronte a starci vicino, a comprenderci, a riconoscerci e a farci riconoscere sempre e comunque per chi siamo.
“La malattia invita a dare spazio a quel che davvero interessa, è importante, mi insegna a soffermarmi su quel che davvero desidero. Perché dobbiamo capirlo addentrandoci così tanto nel dolore?”
A concludere il libro di Federica Falzone è una lettera di Marco Trabucchi, Presidente dell’Associazione Italiana di Psicogeriatria e della Società Italiana di Gerontologia e Geriatria.
Marianna Zito