“QOHÉLET, COLUI CHE PRENDE LA PAROLA” AL TEATRO FRANCO PARENTI DI MILANO
“Vanità, vanità – dice Qohélet – tutto è vanità”
“Qohélet” è un testo contenuto nella Bibbia ebraica e cristiana, scritta in ebraico e composto da 12 capitoli contenenti varie meditazioni sulla vita. Il testo si incentra sulla questione del bene e del male, a cosa serva agire in un modo piuttosto che in un altro. Ma Qohélet è anche “colui che prende la parola”, e nella rappresentazione di questo testo, complesso e affascinante allo stesso tempo, nell’ultima versione di Guido Ceronetti, è Elia Schilton.
“Che cosa ricava l’uomo da tutto il suo penare?”
La Sala 3, perfetta per questa rappresentazione così intimistica, vede allestita una pedana circolare con al centro la violoncellista Irina Solinas, perché proprio dalle note del violoncello lo spettacolo inizia e in fila indiana, dal fondo, arriva Elia Schilton, cantando in ebraico, seguito da tre giovani alte figure, tre danzatori, che saranno il corpo in movimento della sua voce. Lo spettacolo assume quasi la forma di un rito, con luci e incenso, le parole sgorgano, non solo in canto, e si posano su questioni grandi, sull’uomo, su cosa sia veramente importante, se davvero il suo unico bene è mangiare e “trincare”.
“L’esserci è lontananza, è profonda profondità.”
Non c’è una trama se non le questioni della vita, su cosa l’uomo è, cosa cerca, cosa trovi, sul bene e sul male, sul contrasto e l’armonia degli opposti. La pedana circolare, azionata dai tre danzatori, ruota a 360 gradi, in un tempo senza età, come lo è il testo. “Per ogni evento un’ora” questo dice Qohélet, per ogni verbo un istante e un movimento. Il ritmo aumenta, con il violoncello che accompagna le immagini che prendono forma dalle parole. I tre danzatori Alessandra Cozzi, Gianmaria Girotto e Sebastien Halnaut, si muovono con precisa sincronia, sia separatamente sia insieme, intensificando la profondità delle parole.
La regia di Federica Santambrogio è efficace, nulla si perde o si disperde, anche se, “tutto non è che fumo” dice Qohélet.
Avvolgente e delicato, in scena al Teatro Franco Parenti di Milano fino al 20 febbraio.
Roberta Usardi