“Progettare il tempo a scuola”, a cura di Stefania Chipa, Elena Mosa e Lorenza Orlandini
“Progettare il tempo a scuola. La flessibilità oraria come risorsa pedagogica”, (Carocci, pp. 234, euro 27) a cura di Stefania Chipa, Elena Mosa e Lorenza Orlandini – ricercatrici presso INDIRE – vuole dare al lettore un approccio nuovo e moderno della scuola, attraverso – come scrive Luigi Berlinguer nella Prefazione – “il rapporto fra l’attività didattica e il suo tempo nell’ambito della giornata di studio” e con quelle innovazioni che si possono introdurre all’interno di una giornata scolastica che possono segnalare il passaggio “dalla scuola dell’insegnamento alla scuola dell’apprendimento”.
Quindi, attraverso le dimensioni di tempo, spazio e didattica, l’offerta formativa dovrebbe sganciarsi dalle singole discipline per avere un andamento più “organico e profondo” per arrivare a una nuova visione di scuola che non comprende solo un trasferimento di conoscenze, ma anche uno processo formativo che, partendo da sé stessi e dalla propria centralità, arriva alla costruzione del rapporto con gli altri: i tempi vanno scanditi e costruiti a misura dello studente.
“Quindi, non può esistere un tempo unico e fisso, così come non può esserci un solo metodo per apprendere per ciò che è multidisciplinare, multilivello e persino multilinguaggio.”
Attraverso la ricerca di INDIRE svolta nelle scuole di Avanguardie educative – spiega Elisabetta Mughini nell’introduzione – nascono le riflessioni contenute in questo volume, mettendo in evidenza la dimensione del tempo come “dispositivo pedagogico”, quindi non solo inteso come un uso “organizzativo, cronologico e sequenziale”, ma utilizzato anche attraverso i contenuti e le scelte strategiche dei docenti. Tempo che si è ritrovato al centro dei dibattiti della scuola soprattutto durante l’emergenza sanitaria e che ha dato l’opportunità di pensare a una nuova scuola in divenire, verso una “normalità migliore”.
“Ricostruire insieme agli studenti le coordinate spaziali e temporali dell’apprendimento significherebbe attuare il paradigma pedagogico trasformativo che UNESCO assume alla base del futuro dell’educazione per il 2050: «i discenti sono sempre più riconosciuti come creatori attivi, progettanti e determinanti i propri percorsi educativi». Sono essi stessi gli agenti protagonisti attivi del cambiamento.”
Marianna Zito