“Primo Levi: guida a Se questo è un uomo”, un percorso necessario
Nelle memorie di chi ritorna da un viaggio si affollano sensazioni, ricordi, immagini più o meno forti, disegni che in un modo o nell’altro resteranno sottopelle, come indelebile segno della nostra presenza sul mondo. “Se questo è un uomo” rappresenta questo tipo di viaggio, un terreno magmatico denso, ricco e a volte difficile da decifrare. Cosa accade quando il testimone diventa scrittore? In questo panorama tanto vasto si colloca “Primo Levi: guida a Se questo è un uomo” (Carocci Editore, 2020, pp. 112, euro 12) di Alberto Cavaglion.
La necessità
Sotto la storia editoriale del romanzo, emerge sotterraneo un altro elemento fondamentale, sostenuto da Umberto Saba, la necessità che qualcuno scrivesse questo libro. Qualcuno avrebbe dovuto riportare le memorie di centinaia di migliaia di persone e quell’uomo fu proprio Primo Levi.
“Gli scrittori che valgono qualcosa, amava ripetere Saba, lottano contro l’impulso che li spinge a prendere la penna in mano, ma senza poterne fare a meno. Sono chiamati dal destino a scrivere versi fatali”.
La vendetta del testimone
In questo contesto fatale la letteratura diventa la possibilità di vendetta per il testimone. La letteratura può assicurare una memoria che sopravviva al superstite.
“Auschwitz non squalifica la letteratura: la mobilita, la schiaffeggia, la scuote dalle fondamenta, come sempre è accaduto con eventi di portata epocale”.
Una guida grammaticale
In questo viaggio discendente verso le pulsioni più estreme la grammatica emerge prepotentemente in quanto guida. I tempi verbali sono vicini allo scrittore e ai lettori; la lotta per la sopravvivenza avviene nei tempi intermedi e vicini: il passato prossimo e un vicino futuro. Azzerando le distanze emerge una drammatica continuità tra passato, presente e futuro.
L’analisi di Alberto Cavaglion ci fornisce quindi le chiavi di un romanzo tante volte citato; il compito del lettore sarà quello di rendersi testimone.
Massimiliano Pietroforte