“POW” – I MOTIVI DI UN ABBANDONO
Sorprende e disorienta l’inizio di questo bel libro di Luca Damiani, fiorentino d’origine naturalizzato romano. Le prime pagine costringono il lettore in un continuo tornare indietro, rileggere, verificare per poi andare avanti per ritornare ancora una volta indietro e verificare un tutto che sembra non tornare. Sembra, appunto, perché in realtà quella che può apparire come una iniziale illogicità, invece è la realtà di chi si trova a scoprire un passato, un vissuto fatto, come è normale che sia, di giorni diversi, di volti, di nomi che si accavallano, si sostituiscono, cambiano, si intersecano, scompaiono e ritornano, in una scansione cronologica confusa e difficile. Poi, superato il primo capitolo, il narrato entra nel vivo, spiega l’iniziale e il lettore si trova trasportato in una storia affascinante, dal ritmo serrato, semplice nella costruzione ma intensa nelle motivazioni.
Le motivazioni, appunto, quelle sono il cardine del libro, che non è invenzione da romanzo, ma pezzo di vita: la ricerca di ciò che ha spinto il padre ad andare via, abbandonando una moglie bellissima e colta e un figlio appena dodicenne. “Pow” (Stampa Alternativa, pp.141, euro 13) è l’acronimo di “Prisoner of War”, come fu appunto il padre dell’autore durante la seconda guerra mondiale, prigioniero in Africa, dove ritornerà infine senza una evidente motivazione, lasciandosi tutto alle spalle, forse perché condannato per fatti che, solo a guerra finita ma non prima. erano diventati reato e che, con “un insulto giuridico” aggiungevano un carico ideologico e psicologico per tutti i sopravvissuti.
Il libro, bello e doloroso, tratteggia una storia di legami familiari, di illusioni e disillusioni di una generazione, è un racconto di vita dove la storia personale dell’autore si inserisce in un faccia a faccia crudele col passato nella ricerca incessante delle ragioni di un abbandono.
Francesco De Masi