#plpl19 – L’apocalisse può attendere: la fantascienza di René Barjavel
Alla Nuvola per Più libri più liberi, Vanni Santoni presenta “Sfacelo” di René Barjavel, con la traduttrice Claudia Romagnuolo e con Nicolò Petruzzella de L’Orma Editore.
Come precisa subito Santoni, L’Orma ha un catalogo mirato alla pubblicazione della letteratura francese e tedesca, mentre sappiamo che Barjavel – autore di cinema e sceneggiatore – è un maestro della fantascienza, che in Francia troviamo incluso nelle antologie scolastiche e nelle classifiche dei più stimati libri, di questo genere, del ‘900. Ma Barjavel si era già spianato qui la strada con Il Mago M., inserendosi in questa collana editoriale per qualità e coerenza ed entrando, in tal modo, nel dibattito sulla fine della ghettizzazione dei generi.
“Sfacelo” (L’Orma Editore, Collana Kreuzville Aleph, 2019, pp. 279, euro 21) è definito un libro straordinario, dalla lingua immaginifica, in grado di unire ben tre filoni. Si parte dalla fantascienza, in un mondo futuribile e ipertecnologico, dove si insinua facilmente un elemento distopico, nel momento in cui, nell’anno 2052, la città di Parigi non abbraccia, come dovrebbe, i suoi abitanti. Ecco, quindi, la descrizione di un mondo del futuro governato dalle macchine che, con la mancanza improvvisa di elettricità, va incontro all’apocalisse. Non manca, alla base di questa narrazione la veridicità storica: è un libro che viene dalla guerra, dato che Barjavel visse i bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale in prima persona. Gli abitanti sono, quindi, costretti a fuggire da una città in fiamme, verso la Provenza, unico luogo in cui ancora si coltiva la terra e in cui si produce ancora il vino; l’illusione è che lì si potrà sopravvivere, ma non si rivelerà questa la soluzione. Si cerca di difendere la terra come spazio vitale, una terra senza redenzione, in cui dio è morto prima ancora della società umana.
La principale operazione secondo Claudia Romagnuolo, traduttrice del libro con Anna Scalpelli, è la resa in un italiano leggibile attraverso il mantenimento costante del tono originale, realizzabile solo con una vera e propria incursione nei sinonimi e contrari della nostra lingua, soprattutto in considerazione della presenza – da una pagina all’altra – di descrizioni e di frequenti cambi di registro. Con l’utilizzo di una lingua esatta, l’autore si mostra in grado di gestire perfettamente ogni immagine, mostrando forte intuizione nel prevedere ciò che sarebbe accaduto, e che effettivamente noi, oggi, abbiamo. Ed è questo a rendere il libro attuale: siamo distopici rispetto agli occhi profetici di Barjavel, che è riuscito a proiettarsi, non senza un pizzico di ironia, nella grande parabola ecologica dei nostri giorni.
Marianna Zito