PLATONOV – IL LAVORO GIOVANILE DI CECHOV APPRODA AL TEATRO FONTANA
La compagnia Il Mulino di Amleto prosegue la stagione del Teatro Fontana, dopo “Ruy Blas” con una pièce giovanile di Čechov dal titolo “Platonov” che pur essendo rimasta incompleta (e pubblicata postuma con il titolo attribuito dai critici) già aveva in sé tutto il genio e la profondità dell’autore russo. Lo spettacolo inizia subito entrando in sala, quando viene offerto al pubblico un bicchierino di vodka da degustare, per entrare subito in sintonia con la festa che avrà luogo sul palco.
Balli, baldoria, vodka e un deejay, Jakov (Giorgio Tedesco, con tanto di immagine di Čechov sulla maglietta) a movimentare il ritrovo per pranzo di svariati personaggi nella bella tenuta di Anna Petrovna (Roberta Calia), ritrovo che all’apparenza sembra foriero di buona compagnia e divertimento dopo tanto tempo, ma che nasconde invece inquietudine, insoddisfazione, disagio. E ogni personaggio porta con sé il suo essere e il suo apparire in conflitto tra loro. Gli umori e le azioni ondeggiano come i litri di vodka che scorrono, ma che non sembrano bastare mai a far affogare dispiaceri, scelte mai fatte, sensi di colpa, sentimenti e propositi mai perseguiti. Platonov (Michele Sinisi) è il perno della festa, di animo provocatorio, apparentemente deciso, per poi svelare una personalità ben più complessa e turbata. I suoi moti amorosi si rivolgono non solo verso la moglie Aleksandra Ivanovna (Rebecca Rossetti) ma anche verso la padrona di casa Anna, anche corteggiata dal ricco Porfirij Semenovic (Stefano Braschi) e verso una sua vecchia conoscenza, un suo amore giovanile che torna ad affiorare verso Sofia Eogorovna (Barbara Mazzi) che incontra di nuovo per caso in questa occasione come consorte del figliastro di Anna, Sergej Pavlovic (Raffaele Musella). A completare la farsa si aggiungono il figlio di Porfirij, Kirill (Angelo Maria Tronca) un medico quasi sempre ubriaco e il ladro e assassino Osip (Yuri D’Agostino).
Lo spettacolo è agile, ritmico, divertente, le risate degli attori contagiano gli spettatori, li coinvolgono, sono parte della loro festa e del loro tormento, che comprende non solo il testo di Čechov, ma anche la realtà che li circonda. La consequenzialità degli atti e dello spazio temporale viene raccontata e si incastra a pennello nella vicenda. Come già accennato, in questo testo giovanile di Čechov si trovano già i temi che seguiranno nei suoi capolavori: l’incapacità di realizzarsi, la voglia di partire e cambiare che rimane utopia, l’evoluzione personale che rimane imprigionata, l’ancorarsi a un passato che non esiste più. La regia di Marco Lorenzi è efficacissima e dirige benissimo il cast di attori, in perfetta sintonia: Michele Sinisi, Roberta Calia, Raffaele Musella, Barbara Mazzi, Stfano Braschi, Angelo Maria Tronca, Rebecca Rossetti, Yuti D’Agostino, Giorgio Tedesco, tutti eccellenti, che appassionano, coinvolgono e delineano benissimo le sfaccettature dei personaggi che rappresentano. Meravigliosa la colonna sonora e i costumi di Monica di Pasqua. Due ore che volano e che lasciano aperta la speranza che Anton Čechov, pur non avendola esplicitamente palesata portando a compimento il testo, avrebbe forse voluto esprimere. Tanti applausi, da moltiplicare a ogni replica. In scena fino al 18 novembre, da non perdere.
Roberta Usardi