“Piero l’Alcolista” è il primo singolo della band toscana Rumori Sospetti – L’intervista
Il 29 maggio è uscito “Piero l’alcolista”, il primo singolo della band toscana Rumori Sospetti per Officina Sonora del Bigallo / Warner Chappel Italiana, un brano in grado di mischiare il folk al jazz alla musica popolare. Il brani è stato scritto da Cristiano Ciampolini e prodotto da Ciampolini insieme a Lawrence Fancelli. Il video è opera del regista Giuseppe Catalanotto “Pe Cata”, con la partecipazione, oltre alla band, di Gianfranco Quero e Roberta Geri. I Rumori Sospetti, formatisi nel 2012, sono: Cristiano Ciampolini (voce), Lawrence Fancelli (basso), Davide Rugiano (chitarra acustica), Leo Fantoni (batteria), Marco Meucci (pianoforte), Niccolò Angioni (tromba).
“Piero l’alcolista” è il vostro primo singolo, un brano molto bello che mescola diversi generi e una storia a lieto fine, come avete deciso quale direzione musicale percorrere e come è nata la storia di Piero?
Ci piace molto il lavoro di cantautori come Fred Buscaglione, Vinicio Capossela, Fabrizio De Andrè, Paolo Conte, Alessandro Mannarino, Daniele Silvestri, Eugenio Bennato, Mirkoeilcane, Renato Carosone, Manu Chao, Davide Van Des Froos, Ray Charles, Goran Bregovic, Marco Calliari, gruppi come la Bandabardò, i Beirut, gli Zimbaria, i Tryo, la Rue Ketanou, i Buena Vista Social Club, gli Onda Vaga. La nostra musica è una sintesi di tutto questo, è venuto naturale ricalcare alcune idee già presenti nel panorama italiano per elaborare una propria cifra stilistica. Cristiano poi ha viaggiato molto, ha suonato spesso per strada ed ha avuto modo di conoscere persone di ogni tipo e di qualsiasi estrazione sociale. Il brano nasce dall’esigenza di descrivere gli ultimi, dar loro la possibilità di redimersi, di elevarsi dalle loro disgrazie e vicissitudini. Piero nella vita ha avuto solo un amore, la bottiglia. È stato un amore intenso, morboso, maniacale, di quelli ti distruggono dentro e, nonostante le macerie lasciate alle spalle, ritornano costantemente ogni volta più forti di prima. Credeva che per quel che gli restava da vivere non sarebbe mai riuscito a farne a meno, si sentiva sconfitto, lurido, inerme. Poi un giorno è arrivata Maria. È successo qualcosa nella quotidianità di Piero, all’improvviso il suo unico pensiero non è stato più il vino ma il corpo di Maria, i suoi pensieri, quello che aveva da dirgli. Così ha deciso di smettere di bere, di essere un uomo migliore, per cinque minuti di passione, per l’amore che lo ha preso e trascinato verso motivazioni, ragioni per impiegare il suo tempo. Non sapremo come finirà con Maria, ma Piero ormai è già un anno che è pulito.
“L’amore anche se fa male, ma ho deciso di smettere di bere, l’amore, come il silenzio nel dolore” è un verso del ritornello, un lieto fine con la consapevolezza che l’amore non è “e vissero felici e contenti”, ma la consapevolezza che può fare anche male, corretto?
Corretto, l’amore spesso fa male e il lieto fine è quasi sempre una condizione temporanea. Anche nei rapporti di lunga durata è difficile trovare un equilibrio duraturo che soddisfi a pieno entrambe le parti. Piero in questo senso è emblematico, sa benissimo che probabilmente Maria non sarà mai completamente sua ma il vero amore, almeno in questo caso, probabilmente è quello che ha iniziato a provare per sé stesso. Maria è solo un tramite, la luce in fondo al tunnel, un mezzo attraverso il quale elevarsi. Quel “silenzio nel dolore” rappresenta la sofferenza provata negli anni per la vita da reietto che ha condotto, lo sbattere incessante della testa contro il muro, il vicolo cieco dove si è ritrovato più o meno inconsciamente. Siamo convinti quindi che l’amore, sotto qualsiasi forma si presenti, possa essere veramente un’ancora di salvezza, trasformare in possibile ciò che apparentemente non lo è.
Il video è molto carino e divertente, approfondisce la storia narrata dalla canzone dandone più dettagli, come è stato l’incontro con il regista Giuseppe Catalanotto “Pe Cata” e con gli attori del video?
Pe Cata era un amico di Davide e poi lo è diventato di tutti noi. Abbiamo sempre seguito il suo lavoro e parlando insieme ci ha colpito la passione che ci metteva, l’attenzione ai dettagli, lo spirito col quale affrontava la costruzione della storia. Ci ha cucito addosso un vestito su misura e ormai è diventato il nostro regista di riferimento. Siamo molto soddisfatti di come sia venuto il video, Il fine era quello di raccontare attraverso le immagini gli stati d’animo di Piero, l’emotività che scaturiva dal rapporto unico e speciale che ha con Maria. Gianfranco Quero, attore teatrale siciliano, e Roberta Geri ci hanno dato una grossa mano per mettere in pratica la nostra visione. I giorni delle riprese sono stati molto divertenti, si è creata una splendida alchimia, ci siamo fatti un sacco di risate.
Quando uscirà il vostro disco e quale sarà il titolo?
Innanzitutto ci auguriamo che quest’estate il nostro singolo sia ascoltato in radio e abbia visibilità. Ad ottobre è prevista l’uscita del nostro disco d’esordio, Rumori Sospetti, e contemporaneamente vedrà la luce anche il nostro secondo singolo Mario, con una nuova regia di Pe Cata. Verso la fine dell’anno invece uscirà il terzo singolo Un minuto soltanto, anch’esso accompagnato da un video che sta prendendo forma in questi giorni. Poi speriamo presto che la situazione si normalizzi per tornare a suonare nelle piazze e nei locali all’aperto. La musica live ci manca molto.
Da dove viene il vostro nome Rumori Sospetti? E come vi siete conosciuti?
Francamente non ci ricordiamo chi abbia tirato fuori il nome della band, forse Cristiano. In realtà non ha un significato particolare, ci serviva un nome che richiamasse l’idea di suono, di vibrazione, di baccano. Nel tempo lo abbiamo cambiato più volte fino ad arrivare a Rumori Sospetti, quello che più ci rappresenta. Iniziamo la nostra storia a Firenze durante una polverosa sera d’estate, ad una cena nata per caso davanti a pane, salame, buon vino rosso e una chitarra gipsy in sottofondo. Il primo nucleo era costituito da Cristiano, Lawrence, Davide e altri musicisti. Successivamente alcuni elementi hanno lasciato il gruppo e tramite conoscenze abbiamo aggiunto gli altri. Ognuno di noi aveva una storia musicale diversa così, dopo aver raggiunto una formazione stabile, abbiamo iniziato a comporre insieme. Fondamentalmente siamo un gruppo di amici, di persone che si vogliono bene.
Negli anni passati avete svolto un’intensa attività live, qual era il vostro repertorio?
Abbiamo un repertorio composto quasi esclusivamente da canzoni originali per uno spettacolo che dura quasi due ore. Per il disco infatti abbiamo dovuto fare delle scelte per escludere alcuni brani rispetto a quelli che normalmente suoniamo live. In scaletta ci sono comunque anche alcune cover alle quali diamo un tocco assolutamente e rigorosamente personale. Guarda che luna di Fred Buscaglione, Malarazza di Domenico Modugno, Un giudice di Fabrizio De Andrè, Tu vo fa l’americano di Renato Carosone, Storia d’amore di Adriano Celentano e alcune arie strumentali balcaniche.
Con chi vi piacerebbe collaborare in futuro?
Abbiamo realizzato alcuni dei nostri sogni e altri sono ancora chiusi in un cassetto. Ci piacerebbe molto collaborare con chi in questo momento rappresenta il neofolk in Italia, su tutti Alessandro Mannarino o con un gruppo storico di Firenze come la Bandabardò. Siamo comunque sempre aperti a nuove proposte, in un’ottica di crescita ed evoluzione del nostro progetto musicale. Grazie per lo spazio che ci avete dedicato e a presto.
Roberta Usardi
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