“Pier Paolo Pasolini. Una morte violenta”. La testimonianza di Lucia Visca
“Come si fa a dire che è morto un poeta, ammazzato in mezzo alla melma di uno spiazzo che non è spiaggia e non è prato?”
“Omicidio volontario in concorso con ignoti”. Ha vent’anni Lucia Visca quando, la mattina del 2 novembre 1975 all’idroscalo di Ostia, viene rinvenuto il cadavere di un uomo. Omicidio di cui, dopo quarant’anni, si aspettano ancora le risposte. Si sa che è stato accusato Pino Pelosi, ma si sa anche che questa non è la verità e si sa che nessuno ha le prove. L’unica cosa che si sa per certo è che quell’uomo a terra all’idroscalo di Ostia, all’alba del 2 novembre del 1975, “morto di botte in una notte di pioggia”, era Pier Paolo Pasolini.
“Nel 1975 la fretta di chiudere le indagini sulla morte imbarazzante di un personaggio imbarazzante era senz’altro superiore al desiderio di arrivare alla verità”.
Petrolio e il capitolo mancante Lampi sull’Eni, la sparizione delle pizze di Salò, la contaminazione della scena del crimine, la “partitella”, tanti elementi ignorati e tante azioni sbagliate che non hanno permesso di chiudere il cerchio.
“L’informazione è cambiata in modo evidente perché è cambiato il mondo”.
Aveva 20 anni Lucia Visca e, dopo quaranta, è ancora ferma a pensare a ciò che vide, a ragionarci a incollare elementi e al tempo stesso a creare una panoramica su come e quanto il modo di fare giornalismo sia cambiato col passare di questi anni. Ora ci sono videocamere e cellulari, dove prima esistevano solo occhi e taccuini e sono cambiate soprattutto le regole che tutelano la privacy, soprattutto dei minori. Era una “cronista d’assalto”, una volontaria, e aveva il famigerato compito di raccontare ciò che vedeva, di “descrivere la situazione, fare tutte le ipotesi, rispettare le consegne. E alla fine decidere da sola…”; e ancora sequestrare una cabina telefonica a gettoni per comunicare con il giornale e “passare le notizie”, senza poterle firmare. Una giovane donna che voleva dare il suo contributo alla Storia, emergere dalla gavetta, in un giornale tutto al maschile, ma al tempo stesso addolorata da una morte per cui non aveva nemmeno il tempo di piangere.
“Pier Paolo Pasolini. Una morte violenta” (2020, pp. 137, euro 15) di Lucia Visca è la testimonianza dal vivo non solo di una morte, ma anche di un periodo storico importante, degli anni di piombo e di tutto quello che ruotava intorno alla politica e all’informazione in quel momento. Questa nuova edizione aggiornata e pubblicata da Castelvecchi contiene, inoltre, la prefazione di Gianni Borgna, l’introduzione di Guido Calvi e la sua arringa al processo Pasolini.
Marianna Zito