PERFORMANCE STUDY di Danny Lemmo alle Carrozzerie n.o.t. di Roma
Le carrozzerie n.o.t hanno portato in scena Performance Study con la regia di Danny Lemmo.
Ispirati a tre differenti testi teatrali, questi tre atti unici mai rappresentati in Italia, conducono lo spettatore all’interno di dinamiche familiari e relazionali fortemente complesse.
La rappresentazione drammatica di tre scene di vita quotidiana è ambientata all’interno della casa che diventa, quindi, scenario di incontri e scontri d’amore, di tentativi estremi di evasione da una realtà opprimente e costruzione di un mondo parallelo in cui rifugiarsi per scappare dall’esterno.
Il primo atto, The Way we get by di Neil LaBute (2015), interpretato da Cristiana Mecozzi e Luca Esposito, è un dialogo irriverente tra due amici che si risvegliano dopo aver trascorso la notte insieme. Se, inizialmente, il ritorno al mattino e alla realtà è segnato da imbarazzo nei confronti del corpo e del giudizio altrui, con l’incedere della conversazione e con l’aiuto di una ritrovata complicità, i due amanti si ritrovano a interrogarsi sul loro passato e sulla possibilità di trascorrere insieme una parte di vita futura.
Con Home Free! di Lanford Wilson (1964), siamo all’interno di un altro appartamento in cui vivono due fratelli, Joanna e Lawrence, interpretati con grande intensità da Anika Schluderbacher e Alessandro Arcodia. Lei è incinta. Lui è agorafobico. Entrambi sono isolati dall’esterno, considerato come altamente pericoloso, e sono chiusi in un piccolo mondo caotico, con due amici immaginari e una speciale ‘Surprise box’. Uniti da un legame profondo e incestuoso, Lawrence e Joanna vivono in una dimensione parallela. la cui quotidianità è scandita da lezioni di astronomia e crisi di panico che portano lo spettatore ad essere complice di una tensione drammatica tra malattia e intimità fraterna.
L’ultimo atto è tratto dal testo di Marsha Norman, Night, Mother…, premio Pulitzer nel 1983, incentrato sul rapporto fra una giovane donna (Giulia Achilli) intenta ad organizzare il proprio suicidio, e sua madre (Fabiana Pagani) che, con ironica incredulità e profondo spavento, cerca di dissuaderla. L’anticipazione della (ipotetica) situazione finale drammatica fa sì che sia la madre sia l’audience seguano con apprensione e tormento la sofferenza della figlia, il suo desiderio di abbandonare e abbandonarsi al nulla.
Eleonora De Caroli
foto di Alessandro Arcodia