“Per le strade del cielo” è il debutto discografico di Stefano Bruno – L’intervista
È uscito il 29 settembre “Per le strade del cielo”, il disco di debutto del cantautore milanese Stefano Bruno. Nel 2019 erano già stati pubblicati tre singoli: “Ho cercato il tuo nome”, “Carlotta” e “Scrivilo sul mare”. Gli abbiamo fatto qualche domanda per conoscerlo meglio.
Ciao Stefano, quando hai iniziato a scrivere i brani del disco? Erano già abbozzati l’anno scorso quando hai fatto uscire i primi singoli o li hai composti successivamente?
Questo disco nell’insieme rappresenta un percorso durato quasi dieci anni. In realtà i brani erano già abbozzati tutti prima del 2018, tranne “Nicaragua” che è stato scritto successivamente. Nel 2019 ho pubblicato quelli che ero riuscito a mettere a fuoco prima degli altri.
Il brano “Ti lascio stare per le strade del cielo” denota un certo sollievo della fine di una storia, canti “mi dispiace che te ne sei andata, mi dispiace che sei andata via, mi dispiace anche se in fondo mi piace”, provando nostalgia solo per le sue gambe, che sono sulla copertina del singolo, come hai avuto l’ispirazione per questa canzone?
Più che sollievo è voglia di riscatto. Quel sollievo può essere soltanto una maschera di orgoglio che nasconde rimuginio oppure la dignità di una persona che riprende in mano la propria vita. L’ispirazione di questa canzone è nata dal fastidio di sentire tante volte “mi dispiace” come frase di cortesia quando in realtà non c’è nessuna empatia, ma solo indifferenza e menefreghismo. Per quanto riguarda il titolo è evocativo. È un vaffanculo travestito da poesia. Alla fine vedi, secondo me è una cosa psicologica. Le persone si concentrano solo su ciò che vogliono sentire o che vogliono vedere. Molto spesso ci si ferma alla superficie di un mondo molto più vasto e sommerso.
Girerai un video di “Ti lascio stare per le strade del cielo”?
Vedremo. Mi piacerebbe girare un video soltanto se viene fuori qualcosa che dia un valore aggiunto al brano, che contenga un messaggio particolare, altrimenti preferisco evitare. Anzi, scrivetemi se avete idee o proposte in merito. Potrebbero nascere collaborazioni nuove, perché no?
Dei brani del disco mi ha colpito particolarmente “Italia turrita”, una ballata poetica. Che rapporto hai con l’Italia, sapresti indicare un pregio e un difetto dell’essere artisti in questo Paese?
“Italia turrita” è stato il primo brano ad essere registrato, forse perché era quello che sentivo più urgente. Il mio rapporto con l’Italia è un rapporto d’amore e di odio. Le radici sono importanti ma possono trasformarsi in catene. Sento di non avere un posto nel mondo e se fosse per me sarei ogni giorno in un posto nuovo, come uno zingaro o un vagabondo. Dell’Italia amo la cultura, le bellezze, la cucina, l’idioma e la musica. Odio invece le sue contraddizioni, il provincialismo, il bigottismo, la corruzione, la criminalità e il clientelismo che ne infangano il nome e l’immagine. Essere artista non significa niente, non ti rende una persona migliore. Siamo soltanto strumenti nelle mani dell’arte e abbiamo solo il compito di veicolarla. L’arte non si sceglie. È lei che sceglie te e ti condanna al tuo destino. Un pregio dell’essere artista è vivere della propria passione. I difetti sono molti di più. Ad esempio, uno di questi potrebbe essere nella difficoltà di trovare un museo che sappia riconoscere e valorizzare queste opere.
“Nicaragua” è un brano che nell’album si distingue per il ritmo e il sound latino, canti “se questa fatica non mi ripaga, vi saluto a tutti e vado in Nicaragua”; ricollegandomi alla domanda di prima, quanto a volte può convenire emigrare all’estero per coronare i propri sogni artistici, ci hai mai pensato?
Andare all’estero è un’opzione ma non è sempre oro quello che luccica. Comunque sì, anch’io ci ho pensato. C’è stato un periodo in passato, in cui sognavo di andare all’estero, per ricominciare da capo. Sono sempre stato un cane sciolto. Non ho mai avuto veri legami con nessuno e poi oggi le distanze tra i luoghi sono azzerate. In un batter d’occhio puoi essere in poche ore dall’altra parte del globo. Il problema sono le distanze tra le persone. Quelle si che sono aumentate. Nicaragua è per dire una meta alternativa, ma potrebbe essere anche un’isola, un eremo sperduto o il Sud Italia che frena e continua in modo anarchico ad andare ai suoi ritmi senza adeguarsi a quello degli altri. Forse è anche per questo che le persone del sud sono più accoglienti e meno burbere. Andare via non è necessariamente un atto di coraggio. Tante volte è scappare da una realtà opprimente per ritrovare la propria dimensione e il proprio equilibrio. Ma non è detto che andando a Londra o in America riesca a coronare il tuo sogno. Anche restare può essere paura di agire e di muoversi… Ma secondo me ci vuole molto più coraggio a restare nella propria realtà e cercare di cambiare le cose, che tornare solo quando le cose vanno meglio.
Prima di questo lavoro discografico avevi pubblicato tre singoli nel 2019, di cui uno, “Carlotta”, non presente nella tracklist dell’album, come mai?
“Carlotta” è un brano che ho ultimato durante il lockdown, quando il disco era già stato ultimato e programmato. È vero, avrei potuto inserirlo comunque, ma non ho voluto. Anche altri brani sono stati esclusi non perché meno validi, semplicemente per una questione artistica. “Carlotta” è il confine tra la fase precedente e quello che verrà.
Quali sono i tuoi prossimi progetti?
A breve girerò il videoclip di un altro brano estratto dal disco. Intanto continuerò a lavorare alla promozione dell’album. Poi sto lavorando a nuovi brani, cercando di scrivere qualcosa, mischiando stili, linguaggi e visioni anche insieme ad altri artisti. La cosa che mi manca di più è suonare dal vivo. Vedremo se ci saranno le condizioni per poterlo fare, visto che questo non dipende solo da me.
Quali artisti della scena musicale contemporanea apprezzi e con chi ti piacerebbe collaborare?
Per quel che riguarda l’Italia: Diodato, Mahmood, Levante, i NAVA, Colapesce, Di Martino, Coma_Cose, La Municipàl, Clio and Maurice. Nel resto del mondo, invece, trovo molto interessanti Sébastien Tellier, La Féline, Mashrou’ Leila. Mi piacerebbe invece collaborare con Jain, Giorgio Poi, Fulminacci e Cosmo.
Roberta Usardi
https://www.facebook.com/essebrunoofficial/
https://www.instagram.com/ste.br1/