Pauline come Peter Pan
I do believes in faires, I do I do
Torna edito da Fandango Libri “Tutti i bambini tranne uno” (pag. 345, euro 18,50) il romanzo che Philippe Forest scrisse nel 1996, dopo la morte – a causa di un osteosarcoma – della figlia Pauline, di soli quattro anni.
Questo libro è uno scrigno di morte e di dolore che la scrittura, come sostiene l’autore stesso, non è riuscita ad alleviare in nessun modo. Ed è proprio questa scrittura, che galoppa incessante, fredda e distaccata, a non prometterci, sin da subito, nessuna redenzione. Ma resta lì, distante e fine a se stessa. La scrittura immobilizza gli attimi, attacca la memoria su pagine che ci fanno rivivere questo dramma, come se stesse accadendo proprio qui e adesso. E il padre di Pauline ce lo racconta dall’inizio alla fine, una fine che conosciamo benissimo già prima di cominciare leggere le prime righe. La conosciamo bene, ma ci aspettiamo sempre una deviazione salvifica e, pagina dopo pagina, vorremo smettere di leggere per allontanarci da questo precipizio; ma non ci riusciamo, continuiamo, riga dopo riga, a cercarlo questo miracolo perché la strada verso il baratro – che appare ai nostri occhi – è piena di colori, di fiabe, di luce e di sogni, di momenti di gioia, della forza e del coraggio di Pauline, nonostante quelle bianche pareti d’ospedale, a Parigi. Ma il miracolo non ci sarà e, allora, quella che agogniamo, al più presto, è la quiete. La verità si materializza fredda, tagliente, senza pietà per Pauline e i suoi genitori, mentre intorno a loro il resto del mondo continua come prima, verso il futuro. Ci ritroviamo nella descrizione accurata delle fasi mediche, della sofferenza di Pauline, degli effetti della malattia e delle terapie sul suo corpo, per poi passare a un parallelo con la letteratura dove si narra, nel tempo, di altri padri che hanno perso i loro figli, da Hugo a Mallarmé.
Philippe Forest ci parla con il linguaggio dei bambini, ci regala speranze illusorie, ci porta più volte con Wendy e Peter Pan sull’Isolachenoncè fino all’annichilimento ultimo, definitivo. Perché l’arte e la letteratura non salvano. E nemmeno la poesia. Nemmeno l’amore.
Marianna Zito