PAPARAZZI – FOTOGRAFI E DIVI DALLA DOLCE VITA AD OGGI
La stagione espositiva autunnale delle Gallerie d’Italia – Palazzo Leoni Montanari di Vicenza è dedicato alla mostra fotografica “PAPARAZZI – FOTOGRAFI E DIVI DALLA DOLCE VITA AD OGGI”, realizzata da Intesa Sanpaolo su progetto di CAMERA – Centro Italiano per la Fotografia.
Partiamo dal principio: se cerchiamo su Wikipedia “con il termine paparazzo si definiscono (a volte in modo dispregiativo) quei fotografi specializzati nel riprendere personaggi famosi in occasioni pubbliche o nella loro sfera privata, quasi sempre cercando le situazioni più particolari, più rare, più compromettenti (in modo da poterne ricavare più denaro).” Ma quali sono le origini di questo termine? Si tratta di un neologismo nato dal film La dolce vita (1960) di Federico Fellini, dove il fotografo interpretato da Walter Santesso ha proprio questo cognome, Paparazzo. Fellini non ci ha svelato l’origine esatta di questo nome, raccontando aneddoti contrastanti al riguardo (una delle possibilità è che sia stato ispirato dal testo “Sulla riva dello Jonio” di George Gissing, in cui il proprietario dell’albergo che ospitò lo scrittore inglese a Catanzaro nel 1897 si chiamava Coriolano Paparazzo).
Il palazzo è incantevolmente decorato, lo stile barocco e gli stucchi magistralmente realizzati ci riportano in una dimensione classicheggiante, che sa di nostalgia: possiamo immaginare di essere accompagnati dal riecheggiare del pianoforte passando tra le sale affrescate, e improvvisamente, arrivando alla mostra, siamo catapultati in un mondo in bianco e nero. Possiamo sentire il rombare delle vespe e delle vecchie automobili anni ’50 e ‘60, su cui i paparazzi facevano a gara per inseguire le star (soprattutto del cinema) e rubarne pezzi di vita, quella vita ricca e inaccessibile. Il voyerismo si mescola al desiderio di superare i confini della temporalità, le macchine fotografiche congelano le immagini, sfidano il tempo, urlano silenziosamente: io ti fermo qui ed ora, per sempre. Siamo accolti dalla gigantografia dello spogliarello di Aiché Nana a Roma, l’improvvisato denudarsi della ballerina turca nel 1958 al Rugantino e le relative foto pubblicate sull’Espresso, furono uno dei più grandi scandali dell’epoca: il corpo magicamente imperfetto, il seno naturale, la semplicità immediata dei movimenti e gli sguardi stupiti e curiosi dei presenti sono un grande contraltare alla cultura odierna della posa-da-selfie, del corpo femminile rifatto e dove tutto è già stato visto. Le foto che ritraggono gli stessi paparazzi sono sincere e movimentate, a tratti buffe: chi è appostato di fianco ad un’automobile con l’enorme macchina fotografica in mano, chi è seduto su una vespa nell’atto di fotografare lo stesso obiettivo che lo sta ritraendo, poi la foto di gruppo dei paparazzi, ognuno munito del suo attrezzo-cattura-immagini. Gli scatti di Tazio Secchiaroli, Marcello Geppetti, Elio Sorci, Lino Nanni, Ezio Vitale ci raccontano, da una prospettiva diversa, i divi: Anita Ekberg (che affronta i fotografi con un arco in mano), Ava Gardner, Walter Chiari, Richard Burton. Jacki Kennedy non poteva mancare, così come l’eleganza di Audrey Hepburn (anche quando va dal fruttivendolo…), il fascino statuario di Brigitte Bardot, Marylin Monroe (lato A e…B) e una giovanissima Stefania Sandrelli. Molto affascinante anche la sezione dedicata ad una rivisitazione dell’attività dei paparazzi, in chiave ironica, con la creazione di falsi come quello di Lady D che fa shopping con una controfigura che si finge Marilyn Monroe. Oppure le immagini (ipoteticamente catturate da paparazzi) di Vincent Cassel e Monica Bellucci oppure quella di David Bowie e Kate Moss, con suggestivi rimandi ad un linguaggio che racconta di se stesso.
Lascio la mostra con un certo disturbo, la mostra è molto bella e mi porta a riflettere sul mondo di immagini in cui siamo immersi, dove tutto è ripreso, raccontato, filmato, pubblicato senza sosta, da tutti. Mi porto a casa in particolare l’immagine di una donna che si copre il viso e che quindi decide di non farsi vedere – si tratta di Sophia Loren all’aeroporto di Ciampino di ritorno dagli Stati Uniti del 1961: su questa bellissima immagine dovremmo tutti un po’ riflettere.
Angelica Pizzolla