Paolo Cevoli conquista il Teatro Sociale di Como con “La Sagra Famiglia”
Certe volte gli artisti che hanno raggiunto il successo restano cristallizzati in un personaggio o in uno spettacolo, e non riescono a rinnovarsi. Non è il caso di Paolo Cevoli che, dopo essere diventato noto al pubblico televisivo a Zelig, ha proposto opere innovative e originali a teatro. Al Teatro Sociale di Como ha proposto “La Sagra Famiglia”, un monologo umoristico comico, ma profondo, che affronta temi più complessi delle battute pensate per il pubblico del grande schermo.
Dimenticatevi l’assessore che ha reso Cevoli popolare: restano invariati l’accento romagnolo e la singolare cadenza dell’artista, ma questa volta l’artista ha voluto parlare di sé, della propria famiglia e dei tempi in cui andava a scuola. Il comico si trasforma in umorista perché le sue battute, pur strappando non poche risate al pubblico, si tingono di nostalgia e si mescolano a riflessioni profonde. Cevoli fa rivivere la sua infanzia, un mondo che non appartiene ad un passato poi così remoto, ma che non esiste più. L’atmosfera dunque è non solo comica, ma anche intima e malinconica. È difficile raccontare la trama del monologo perché esso è costituito da intricate e complesse digressioni che mantengono vivo il ritmo dello spettacolo, e alternano temi semplici ad argomenti dotti e complessi per non annoiare lo spettatore. Siccome lo spettacolo riguarda la scuola, non mancano argomenti culturali, come i poemi omerici, il teorema di Pitagora, il mito di Mosè e molto altro ancora. Una registrazione fa risorgere dal passato, e forse anche dall’inconscio, la voce autoritaria e solenne della maestra. Le sue parole appartengono al passato, ma hanno segnato profondamente l’esistenza di Cevoli e hanno ancora un forte impatto sulla sua psiche. Forse si tratta anche di un ricordo rassicurante, perché appartiene al tempo dell’innocenza.
Le scenografie, per gran parte dello spettacolo, sembrano essenziali per lasciare spazio alla figura del comico; sono composte da un banco di scuola, una lavagna su cui Cevoli realizza degli scarabocchi che accompagnano le sue battute e una scala. Al termine dello spettacolo la scala si trasforma inaspettatamente nella nave di Ulisse, un personaggio in cui forse Cevoli si identifica. Si tratta di un effetto molto scenografico e suggestivo, che consente al comico di congedarsi lasciando un ricordo dal forte impatto visivo. Quando alcuni spettatori hanno chiesto a Cevoli di interpretare l’Assessore, l’artista si è rifiutato. Tale personaggio è stato pensato per un pubblico televisivo, per un’esibizione dalla durata di pochi minuti, per un contesto ludico e leggero in cui c’è poco spazio per l’umorismo più elaborato. È difficile per un’artista liberarsi dalle opere che gli hanno permesso di farsi un nome per rinnovare la propria arte, ma nonostante tutto Cevoli ci è riuscito perché lo spettacolo è stato molto apprezzato.
Valeria Vite