Pablo Simonetti racconta l’amore, la vita e “La superba gioventù”
L’immagine di copertina appartiene alla serie Le 4 Alegorías del Amore di José Pedro Godoy. Il disegno che attira subito la nostra attenzione si intitola Siento que floto e, chiuso il libro, dopo l’ultima pagina, la guardiamo pensando a Felipe, il personaggio intorno a cui ruota “La superba gioventù” (Lindau, 2019, pp. 376, euro 24) di Pablo Simonetti, scrittore cileno contemporaneo, attivista per i diritti degli omosessuali.
Ci troviamo a Santiago del Cile, nel 2008, e a raccontarci questa storia, in prima persona, è Tomás Vergara, uno scrittore poco più che cinquantenne, arrivato a una resa dei conti, quella di sentirsi vecchio nel momento in cui incontra e si innamora dell’architetto ventisettenne Felipe Selden, appunto; un giovane cattolico di buona famiglia, una persona diversa, sopra le righe, fluttuante nella sua pace (come l’immagine che ammiriamo in copertina), che rimane estraneo a tutto il resto, alla confusione del mondo circostante.
“Non potei mai domandarmi cosa mi stesse provocando quell’ansia improvvisa. La padronanza assoluta delle proprie azioni che Selden mostrava, o il ricordo di quello che io ero stato alla sua età?”
Un personaggio magnetico nel suo ermetismo e nella sua insicurezza giovanile, che per lo più sfocia in capricci frivoli e cambiamenti umorali improvvisi, a destabilizzare Camilo Suárez, un rispettoso avvocato innamoratosi perdutamente di Felipe, senza però riuscirci mai a entrare in sintonia con i suoi sbalzi improvvisi e il suo comportamento. Felipe è nella fase delicata di dover spiegare alla sua famiglia – appartenente all’Opus Dei – e quindi alla sua comunità, che il suo essere omosessuale non prescinde dal resto, né tantomeno dall’essere un cattolico praticante. E in questo trova una spalla sicura nella zia Alicia, vedova e senza figli, che lo proteggerà in tutti i modi, fino a cambiargli improvvisamente la vita.
Una storia che mette molte realtà a confronto e che denuda totalmente i pensieri e le emozioni di tutti i personaggi dalle età differenti, mostrando quelle percezioni diverse che ognuno di noi può avere delle situazioni e del tempo.
“Mi domandai a che età si cominciasse ad aver bisogno di sempre più tempo, a mendicare giorni, minuti”.
La scrittura di Pablo Simonetti proviene da una penna morbida e armonica, in grado di descrivere atmosfere ovattate, quasi sistemando comodamente il lettore all’interno delle situazioni descritte, per osservare da vicino – seduti su una poltrona, accanto alla luce di una lampada stile impero, raffigurante la libertà – ciò che sta accadendo. L’andamento è lento e pacato, quasi rassicurante – anche nel dramma maggiore come può essere la morte – e regala una lettura dolce, composta, che svela segreti e angosce interiori, senza abbandonare mai il rispetto, la comprensione e la delicatezza.
Marianna Zito