“Otto papaveri e una pistola” al Fuori Binario di Verona
Oh, oggi mi parlerai, questo sarà un giorno felice.
Un altro giorno felice.
Da “Giorni felici”, S. Beckett
Io amo i fiori vorrei che la casa nuotasse nelle rose Dio del cielo non c’è niente come la natura le montagne selvagge poi iI mare e le onde galoppanti poi la bella campagna con campi d’avena e di grano e ogni specie di cose e tutti quei begli animali in giro ti farebbe bene al cuore veder fiumi laghi e fiori ogni specie di forme e odori e colori che spuntano anche dai fossi primule e violette e questa la natura e quelli che dicono che non c’è un Dio non darei un soldo.
Da “Ulisse”, J. Joyce
Al Fuori Binario di Verona, spazio performativo fondato da Francesca Veneri e Alberto Bronzato, riprende la Rassegna teatrale. Il 25 marzo è andato in scena “8 Papaveri e una pistola”, monologo scritto e interpretato da Isabella Dilavello, regia di Davide Colombini, produzione Raabe Teatro, collaborazione tecnica Altri posti in piedi.
Una performance eccellente quella di Isabella Dilavello, che crea un intrigante e seducente nuovo abito attingendo sapientemente dal dramma Giorni Felici di Samuel Beckett e dal romanzo Ulisse di James Joyce. Un soliloquio potente dal tessuto complesso, che racconta la Winnie intrappolata nella sabbia, una gabbia matrimoniale borghese in cui si costringe a restare, a sopravvivere, a declamare una felicità inesistente, forse impossibile; quello che si potrebbe definire, forse, un senso viscerale di coraggio, tende la mano ad un’altra donna, la Molly strabordante, passionale, il flusso di coscienza inarrestabile che diviene la propria verità, il proprio confine. La donna che incarna altre anime, che in parte rappresenta ogni donna, una sposa, un letto esistenziale, un bianco all’origine di tutto. I pensieri fluiscono incessanti, i gesti sono armoniosi e precisi, è un lucido delirio con se stessi, una metamorfosi tra due donne, protagoniste della più alta letteratura, che si sono tese la mano, sprofondando l’una dentro l’altra, innalzandosi e chiedendo riscatto ala vita. L’interpretazione dell’attrice Dilavello è un inno alla vita, trasgressivo e dirompente, un omaggio alle donne.
Silvia Paganini