OMBRETTA CALCO con Milvia Marigliano al Piccolo Eliseo di Roma
La scenografia nello spazio del Piccolo Eliseo è in sospensione a metà del palcoscenico: troviamo un albero con le sue radici e una panchina. Qui – in questa atmosfera metafisica, sotto una pioggia di luce – si muove una donna vestita di verde.
Milvia Marigliano ci mostra un’impressionante bravura interpretativa, in un monologo dalle battute continue e istantanee da cui riusciamo spontaneamente a immaginare il secondo o il terzo interlocutore che potrebbe essere sulla scena, quasi lo vediamo. Nelle pause tra questi finti dialoghi possiamo, invece, ascoltare i pensieri o i ricordi di Ombretta Calco, una donna che prima da un ospedale e poi da una panchina ci racconta il suoi amori, una morte inaspettata e il suo presente: si parte da un percorso lineare per ritrovarsi nello stream of consciousness di una mente che capiamo non essere in possesso dei propri pensieri, che sogna. Sia l’attore sia lo spettatore seguono questo flusso senza la consapevolezza – fino all’ultimo istante – di come andrà a finire. L’unica incertezza è proprio questo finale: non del tutto chiaro, non ben delineato e che, forse, conduce ad interpretazioni diverse rispetto al pensiero dell’autore.
Un viaggio attraverso la parola pieno di emozioni contrastanti – dal tempo e dal ritmo perfetti – che nasce dalla penna di Sergio Pierattini e dalla regia di Peppino Mazzotta che sarà in scena al Teatro Piccolo Eliseo di Roma fino a domenica 4 giugno.
Marianna Zito